Bonus bebè, proroga in arrivo, ma con una stretta sui requisiti

Bonus bebè, proroga in arrivo, ma con una stretta sui requisiti
di Michele Di Branco
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Sabato 4 Novembre 2017, 00:43 - Ultimo aggiornamento: 09:12
Governo al lavoro per recuperare il bonus bebè. Il pressing parlamentare bipartisan per rifinanziare la misura, attualmente esclusa dall’architettura della legge di Bilancio, sembra aver avuto effetto. Dopo l’aut aut lanciato da Ap, anche vaste aree del Pd si sono mosse ed ora Palazzo Chigi è intenzionato a fare la sintesi dei molti emendamenti che pioveranno negli uffici del Senato.

C’è tempo fino al 10 novembre per presentare le proposte di modifica a Palazzo Madama, ma intanto i tecnici del Tesoro sono già impegnati a fare alcune valutazioni sulla fattibilità dell’operazione. In sostanza, si tratta di riproporre il bonus triennale, introdotto nel 2015 e in scadenza a fine anno, che prevede 960 euro l’anno di bonus (80 euro al mese) per coprire parte delle spese sostenute dalle famiglie nei primi anni di vita dei bambini.
Fonti alle prese con il dossier spiegano che molto difficilmente il provvedimento sarà riproposto nella forma attuale: ragioni di bilancio consigliano infatti prudenza.

Il bonus bebè edizione 2015-17 è stato concesso a tutte le famiglie con un Isee inferiore a 25 mila euro, ed era raddoppiato (fino a un massimo di 1.920 euro) in caso di Isee non superiore a 7 mila euro. Potenzialmente la misura può raggiungere circa 400 mila famiglie, un impegno molto gravoso per le casse dello Stato. Per questa ragione, nei ragionamenti che si fanno all’interno del governo, si fa largo l’idea di operare una stretta sui requisiti socio-economici necessari per incassare l’assegno riservando il beneficio alle mamme e alle famiglie a reddito più basso. I finanziamenti per coprire le misure in favore della famiglia non sono moltissimi. Gli aiuti arriveranno attraverso il rafforzamento delle risorse per la lotta alla povertà (300 milioni nel 2018 che aumentano gli anni successivi). E inoltre la manovra prevede la creazione di un fondo specifico per le politiche della famiglia, con dotazione di 100 milioni l’anno a decorrere dal 2018.

Le cose da fare sono già molte. Oltre ai rifinanziamento del “bonus nido”, il governo ha promesso di rinnovare il bonus 18enni: vale 500 euro e scatta quando si spengono le candeline da maggiorenne. 
Una delle novità a misura di famiglia è poi l’arrivo della detrazione al 19%, fino a 250 euro, per gli abbonamenti di bus, metro e per i treni dei pendolari. Prevista anche una detassazione per i datori di lavoro che pagheranno l’abbonamento a dipendenti (o ai loro familiari).

All’interno della maggioranza, in ogni caso, c’è un’ampia area che punta a cambiare radicalmente la struttura degli incentivi in favore delle famiglie. Ad esempio tramite un assegno universale per ciascun figlio, dalla nascita fino a 25 anni, con la possibilità di detrarre il costo di babysitter e badanti ed anche attraverso la riduzione dell’Iva sui prodotti della prima infanzia. Intanto lunedì prossimo si apre il ciclo di audizioni sulla legge di Bilancio. Dopo la pausa dei lavori parlamentari, dalla festività del 1° novembre a domenica 5 (data delle regionali in Sicilia), la manovra, già incardinata a Palazzo Madama, potrà iniziare il suo iter parlamentare. Le commissioni Bilancio congiunte di Camera e Senato ascolteranno tra l’altro Istat, Abi, Confindustria, Confedilizia e Ance. Martedì, giornata nella quale è prevista l’audizione del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, sarà il turno di Cnel, Bankitalia, Corte dei Conti e Upb.
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