Bocelli al Colosseo: «Tanti big e duetto con Elton John per aiutare i bimbi»

Bocelli al Colosseo: «Tanti big e duetto con Elton John per aiutare i bimbi»
di Marco Molendini
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Giovedì 7 Settembre 2017, 00:12 - Ultimo aggiornamento: 10 Settembre, 10:35

No, non sarà un Bocelli & friends» mette subito in chiaro il tenore toscano, alla vigilia della sua Celebrity Fight Night, solenne serata di beneficenza (a favore dei bambini haitiani) che domani sera viene ospitata dalle mura storiche del Colosseo davanti a 300 spettatori e poi sarà trasmessa su Rai 1 il 15. Eppure, per lui, Pavarotti è un riferimento per tanti versi: lo è stato per la carriera che ha avuto (e Andrea ne ha raccolto l’eredità in quanto a popolarità in America e nel mondo), per la capacità divulgativa, per l’inclinazione a impegnarsi in attività benefiche, proprio come succedeva nelle varie edizioni del Pavarotti & friends (Bocelli seguì la prima da spettatore e salì sul palco già nella seconda). Nell’Anfiteatro Flavio Bocelli sarà circondato da gran nomi dello spettacolo, convocati anche grazie al suo richiamo: colleghi come Smokey Robinson (un’istituzione della black music), come Renato Zero, Malika Ayane, come Steven Tyler degli Aerosmith, come José Carreras, star come Sharon Stone e Susan Sarandon, il grande produttore musicale David Foster.

Nell’elenco spicca il nome di Elton John, canterete insieme?
«L’idea è quella, ma dobbiamo ancora provare. Con Elton ci conosciamo da tempo e ci siamo visti diverse volte. Sono andato anche a casa sua per un evento, sempre di beneficenza. E lui ora contraccambia, venendo a Roma».

Nella sua carriera lei ha avuto grandi successi musicali e grandi frequentazioni con i potenti della terra, presidenti, papi, uomini politici. Si spiega il perché?
«I potenti hanno sempre cercato un rapporto con gli artisti. A volte li incensano. Francamente nella mia vita ho collezionato molti complimenti, ma sono ancora in grado di distinguere le parole vere da quelle di convenienza o circostanza. La cosa, però, che mi fa più piacere è quando mi dicono che ho aiutato qualcuno a superare dei momenti difficili o se qualcuno mi paragona al mio maestro Franco Corelli».

E fra tutti i politici incontrati qual è quello che l’ha colpita di più?
«Sicuramente Putin, per la sua personalità. Conoscendolo ho potuto sperimentare le sue capacità, la sua ferrea determinazione e anche le sue doti di uomo di cultura che ha studiato molto. Ma sono rimasto molto sedotto dalla carica spirituale di papa Francesco e da quella emotiva di Muhammad Alì».

Lei ha conosciuto, in tempi non sospetti, anche Trump. L’ha delusa da quando è alla Casa Bianca?
«Non sono uno che dispensa giudizi politici. Non ho mai partecipato alla vita politica attiva nel mio paese, figuriamoci negli altri. Quando ci fu il suo insediamento, ho scelto di non andarci per un motivo molto semplice. Appena si seppe che mi aveva invitato, si è scatenato un fuoco di fila di insulti. Sono andato da Trump con la mia famiglia e gli ho spiegato la situazione. Oltretutto, non mi sembrava utile esacerbare ulteriormente il conflitto fra lui e il suo popolo (o almeno una parte di esso)».

A proposito di personaggi celebri, è vero che Michael Jackson la chiamò al telefono il giorno prima di morire?
«Mi telefonò due giorni prima, ma senza trovarmi perché ero in barca. So che voleva fare un disco, diciamo “classico”, e voleva qualche consiglio da me».

Magari voleva anche chiederle di duettare con lui.
«È possibile».

Si sarebbe mai immaginato che la sua carriera, dopo Con te partirò, potesse imboccare un successo così duraturo?
«Mah, io sono molto fatalista, vivo alla giornata, cercando di dare sempre il meglio. Sono sicuro che a produrre i frutti giusti siano i presupposti. E non credo al caso. Quello che mi è successo è accaduto al momento giusto. Il fatto è che parliamo di caso quando non sappiamo spiegare razionalmente un evento. Il caso per me non esiste, è una concatenazione di fatti».

Nella musica ci sono grandi cantanti non vedenti, come Ray Charles o Stevie Wonder, in genere la cecità viene quasi considerata un ingrediente attivo della qualità artistica. Lei che ne pensa?
«Io sono convinto che un difetto non possa essere un vantaggio, altrimenti non si chiamerebbe difetto. Il successo di Ray Charles si deve solo alla sua musicalità, non ci sono spiegazioni diverse».

Non conta neppure la determinazione che viene dal fatto di dover vivere in salita?
«La determinazione dipende molto dal bagaglio di volontà che uno possiede dalla nascita».

Lei, comunque, non si lascia condizionare, visto che conduce una vita molto attiva e sportiva. Continua ad andare a cavallo?
«Tutte le volte che posso. Soprattutto in campagna o sulla spiaggia e al mare. È il mio sport preferito. Ma faccio anche surf. Ogni tanto i miei figli mi sfidano e mi prendono in giro: vediamo casa sai fare alla tua età! mi dicono».

La Celebrity Fight Night prodotta da Ballandi Multimedia si svolge per il quarto anno consecutivo. Oltre alla solidarietà per i bambini haitiani la Fondazione Bocelli ha contribuito anche alla ricostruzione di un liceo crollato per il terremoto a Sarnano, in provincia di Macerata. «L’appuntamento di Roma è il culmine di una gara di beneficenza che accoglie oltre 150 grandi donatori provenienti principalmente dagli Stati Uniti» spiega Bocelli. Oggi pomeriggio gli ospiti della manifestazione, che hanno pagato 60 mila dollari a testa per poter partecipare, saranno ricevuti dal presidente Mattarella al Quirinale. La raccolta fondi avverrà anche attraverso sms (numero 45523). Nei tre anni precedenti la manifestazione si è svolta a Firenze.
 

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