Bob Sinclar al Bacardi Summer Wave: «Contro la droga non chiudete le discoteche, educate i giovani»

Bob Sinclar al Bacardi Summer Wave: «Contro la droga non chiudete le discoteche, educate i giovani»
di Andrea Andrei
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Mercoledì 19 Agosto 2015, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 26 Agosto, 19:51

Un'intera isola in subbuglio. E nemmeno un'isoletta, ma l'Elba. Un fiume di persone (i carabinieri hanno parlato di 8 mila presenze) che si riversa in spiaggia, attende per ore sotto un palco pieno di luci ma senza nemmeno uno strumento musicale.

Solo due piatti per mixare. Tutto per lui, che si limita a dire, scrollando le spalle e sorridendo: «Beh? È normale...». Bob Sinclar, uno dei dj più famosi al mondo, arrivato sull'isola del Tirreno per far ballare la spiaggia di Marina di Campo in occasione del Bacardí Summer Wave 2015, è consapevole del proprio successo.

«Da una decina d'anni il dj è passato da dietro le quinte al centro della scena», ci racconta da una bellissima terrazza affacciata sul mare, «e io credo che questo ruolo sia assolutamente meritato. Oggi tutti amano la musica dei dj. È quella che si sente di più in radio e anche i cantanti, come ad esempio Beyoncé, la utilizzano. E fare questo lavoro ora è più complicato, perché bisogna avere carisma solo mettendo dischi».

E lui, che alle spalle ha più di 15 anni di carriera, ha deciso di creare uno show, Paris by night, che potesse rendere l'idea del suo concetto di dance music: «Il palco si trasforma in una specie di quadro: io sono al centro e intorno a me una serie di personaggi in costume si muovono e ballano», spiega, «l'intento era di ricreare le atmosfere dei cabaret parigini come se li immaginerebbero i giovani oggi.

La sfida è far capire ai ragazzi che è per questo "incontro" che si viene in discoteca, non solo per il dj».

Peccato che a volte gli incontri dei giovani nei locali notturni siano ben altri, e molto più pericolosi. Quando gli si nomina il caso del Cocoricò, la discoteca di Riccione chiusa dopo che un 16enne è morto per aver assunto ecstasy, Sinclar si rabbuia: «Quel che è successo è terribile. Ma secondo me è ridicolo che le autorità abbiano deciso di chiudere il locale. Se i giovani si drogano è forse colpa delle discoteche? Non è chiudendone una che si risolverà il problema. La droga è dappertutto. Ci sono stati casi di calciatori morti perché ne facevano uso, e non si è pensato di chiudere gli stadi. La droga non si sconfiggerà, così come non si può evitare che nei locali si beva. Ma si possono educare i giovani. Io avrei riaperto il Cocoricò e avrei fatto una conferenza, rivolgendomi direttamente ai ragazzi, e facendo passare il messaggio che sono loro a dover essere responsabili. Come a dire: sappiamo che alcuni di voi fanno uso di certe sostanze, ma se proprio dovete farlo, almeno fatelo in maniera intelligente». Parola di uno che passa la sua vita nelle discoteche ma che non perde occasione di ricordare che non fuma, non beve e non ha mai preso droghe: «Ho la musica che mi dà lo sballo».

«Recentemente ho suonato in un locale in Corsica», racconta, «lì, per ogni gruppo di ragazzi, a uno viene dato un ticket all'entrata: sarà lui a controllare gli amici e se succede qualcosa è lui ad esserne responsabile. Così i giovani si rendono consapevoli dei rischi che corrono. Poi è chiaro che le discoteche dovrebbero far attenzione che non ci siano spacciatori».

L'ITALIA

Il tour estivo di Sinclar toccherà diverse volte l'Italia, dal Salento a Jesolo, passando per l'Elba e per la Sardegna. «Amo molto l'Italia», racconta, «e non solo per le sue splendide auto e le sue bellissime donne - sorride - Come la Francia, poggia su delle basi culturali e storiche molto forti. Qui c'è tanta arte e tanta storia». Quando gli si chiede quali progetti abbia per i prossimi anni, non nasconde un certo disorientamento: «Non lo so. Ho paura di non riuscire a star dietro ai cambiamenti di oggi. La società è consumo. Si consuma qualsiasi cosa: immagini, musica».

Ed ecco che l'immagine dello showman navigato e sicuro di sé si fa un po' da parte. Per un momento non sembra di parlare con la star che arriva in hotel in elicottero e che viene inseguita da sciami di ragazze urlanti, ma con Christophe Le Friant, quel giovane francese che girava locali e mixava sulle cassette. «Quello che spero è che quando suono la gente si diverta». Alla fine è quello che conta.

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