​Beyoncé chiede di girare un video nel Colosseo: si tratta su data e prezzo

Beyoncé chiede di girare un video nel Colosseo: si tratta su data e prezzo
di Laura Larcan
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Mercoledì 18 Luglio 2018, 00:01 - Ultimo aggiornamento: 09:56
Chissà, forse l’idea è di prendersi per mano e camminare insieme, fianco a fianco, lungo l’Attico. Quell’ultimo livello del Colosseo a oltre 42 metri d’altezza, per poi affacciarsi e contemplare la grandiosità dell’Anfiteatro Flavio. Non foss’altro che, al cospetto di quello stesso panorama, l’ex presidente americano Barack Obama aveva esultato: «Wow, è più grande di un campo da baseball!». Dal Louvre al Colosseo, dalla Gioconda di Leonardo alla casa dei gladiatori, eccoli qui i Carters, alias la coppia super star Beyoncé e il marito Jay-Z che sognano di farsi immortalare nell’arena millenaria di Roma. Non per un concerto live. Ma per un videoclip. Un altro. Dopo aver monopolizzato l’attenzione mediatica mondiale (con valzer di polemiche), poche settimane fa, con la cosiddetta operazione Louvre (il video della canzone “Apeshit” girato tra i capolavori del museo parigino è stato visto decine di milioni di volte). Una mossa pubblicitaria per il Louvre. Ma anche per Queen B e suo marito, coppia d’amore e musica con l’album “Everything is love” e un tour faraonico (tanto per rimanere in tema). La trattativa per il monumento icona di Roma e d’Italia è in corso. 

LA PROPOSTA
Anzi, per l’esattezza sarebbe ricominciata garbatamente dopo una prima tiepida frenata. Vediamo i dettagli: l’entourage delle star ha contattato gli uffici del Parco archeologico del Colosseo per sottoporre l’idea di girare un video. Era più o meno il 2 luglio. Il sogno di Beyoncè era di poter battere il ciak di notte nell’Anfiteatro Flavio. La richiesta di autorizzazione riguardava una serata tra il sabato 7 e la domenica 8 luglio. Giusto il tempo di sbarcare nella Capitale, dal mega concerto di Milano allo show all’Olimpico. Una proposta troppo last minute per il Colosseo, però. Tempi troppo stretti, con poco anticipo, sembrerebbe essere la replica da parte dell’istituzione del ministero. Tant’è che proprio nei giorni richiesti da Queen B, il Colosseo era già occupato (con accordi e permessi presi con la direzione) dal set di Alberto Angela. Ma la trattativa con l’agente delle star è ricominciata. Obiettivo: valutare una nuova disponibilità di location e date. Nessuna chiusura a priori, avrebbero spiegato dalla direzione agli artisti con gentilezza, ma per il Colosseo «luogo molto complicato, servono le dovute cautele, e sopralluoghi tecnici per valutare la qualità e l’impatto del progetto». Insomma, il Colosseo non è il Louvre. Certo, il dibattito scoppiato dopo l’operazione Louvre, tra le fazioni di puristi e modernisti ancora echeggia. Eppure proprio quei sei minuti e cinque secondi di immagini girate da Ricky Saiz con la coreografia di Sidi Larbi Ckerkaoui tra Leonardo da Vinci e la Nike di Samotracia erano il biglietto da visita di Beyoncè per il Colosseo. Già perché la diva ha inviato una copia del video della canzone “Apeshit” alla direzione del monumento: un invito a visionare il lavoro fatto Oltralpe e valutare il risultato finale. In realtà, Beyoncè aveva già conquistato l’arena del Colosseo per esibirsi come novella gladiatrice pop. Ma era un exploit da effetti speciali 3D, quando interpretò la clip pubblicitaria della Pepsi insieme a Pink e Britney Spears per il Super Bowl. E la questione economica? I canoni per le riprese dentro il Colosseo sono articolati, si parte da quasi 8mila euro al giorno. E al ministero dei Beni culturali in queste ore non “ripudiano” la richiesta di Beyoncè: è importante - commentano - che ci sia un’attenzione delle pop star per il patrimonio artistico. Insomma, un video da star al Colosseo può avere una sua efficacia? Chiediamolo al Gladiatore.
 
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