Bayer acquista Monsanto, nasce un colosso chimico

Bayer acquista Monsanto, nasce un colosso chimico
di Flavio Pompetti
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Giovedì 15 Settembre 2016, 00:24
NEW YORK La Bayer ha chiuso la fase di corteggiamento della Monsanto: le nozze sono in arrivo. Il comunicato congiunto emesso ieri mattina dalle due aziende ha annunciato l’accordo raggiunto, e indica il prezzo di acquisto in 128 dollari per azione, con un premio del 44% rispetto al valore che il titolo aveva lo scorso nove di maggio, data della prima offerta rifiutata dalla società americana. Il gigante tedesco della chimica e dei fertilizzanti ha dovuto rilanciare del 5% la seconda offerta dello scorso agosto, ugualmente rigettata dal maggiore produttore globale di sementi, per vincere la ritrosia degli azionisti e chiudere l’affare. 

NUOVO SCENARIO
Una volta conteggiato il debito che Bayer si accollerà con l’acquisto, il valore della transazione raggiunge i 66 miliardi di dollari, interamente pagati in contante, senza scambi azionari. Quello che si appresta a nascere è il primo polo mondiale nel comparto chimico-alimentare. Un concentrato di capitale, risorse e presenza di mercato talmente grande da spaventare gli stessi artefici dell’accordo nel board della Monsanto. Questi ultimi temono a tal punto che l’accordo possa naufragare tra i divieti delle autorità di controllo regionali, che hanno preteso e ottenuto da Bayer la promessa di una compensazione di due miliardi di dollari, se l’ipotesi dovesse realizzarsi. L’unione è solo una pagina del consolidamento globale di settore che nel corso dell’ultimo anno ha semplificato il campo a quattro protagonisti: oltre alla Bayer-Monsanto ci sono le due americane Dow Chemical e Dupont, la cui unione è ancora sotto lo scrutinio dei tribunali; la terza è la China National Chemical, che ha appena ottenuto il via libera per l’acquisizione della svizzera Syngenta, e infine la recente fusione in Canada tra Potash Corporation e Agrium. Il fenomeno del consolidamento è giustificato dalla grandezza del problema che il comparto deve risolvere: come sfamare una popolazione mondiale in crescita esplosiva, a partire da risorse limitate e incapaci di soddisfare la domanda.

Al tempo stesso la rarefazione delle aziende pone grandi interrogativi sull’equità del mercato che si verrà a creare. I regolatori dovranno guardare con attenzione alle nuove dinamiche che scaturiranno da questo ultimo accordo, e forse costringere vendite nei segmenti di maggiore concentrazione. Un’azienda come la Monsanto detiene già il brevetto esclusivo di un numero crescente di semi, che gli agricoltori sono costretti ad acquistare da lei di anno in anno, con l’assoluto divieto di riusare le sementi dopo il raccolto. Ora avrà un simile monopolio virtuale anche sui fertilizzanti, con l’effetto di stringere una morsa poderosa sull’intero ciclo di produzione agricola. I conti sono invece già in regola per quanto riguarda gli interessi degli investitori. Il ceo della Bayer Werner Baumann prevede che alla fine del terzo anno dopo la chiusura della transazione (prevista entro la fine del 2017) la nuova società avrà realizzato sinergie del valore di 1,5 miliardi di dollari. Baumann è stato il vero artefice dell’accordo, che ha iniziato a inseguire due settimane dopo l’insediamento al vertice della Bayer, nel maggio del 2016. Sulla strada ha dovuto convincere il board della sua azienda dell’utilità di riunire i due settori sotto uno stesso ombrello, e della opportunità di governare la società che ne sarebbe nata. 

I CAMBIAMENTI
L’accordo segna anche una svolta identitaria per la Bayer, una volta conosciuta come la casa farmaceutica che produceva l’aspirina, e che oggi riconosce la prevalenza del settore agroalimentare per il suo futuro 15 2,3, che nella futura società diventerà la metà esatta del volume degli affari. Le due aziende sono condizioni finanziarie ben diverse: la Bayer lo scorso anno ha realizzato 11,64 miliardi di profitti su un fatturato di 52 miliardi; la Monsanto ha sofferto invece negli ultimi anni il progressivo declino dei prezzi del settore agricolo, oltre alle tante battaglie in America e fuori dai confini nazionali, per la classificazione dei prodotti realizzati a partire dai suoi semi modificati biologicamente per resistere a parassiti e pestilenze. 
Nell’ultimo trimestre del 2015 i profitti erano in calo del 34%, e il consuntivo dell’anno che aveva visto il totale delle vendite a 15 miliardi di dollari non è mai stato pubblicato. Negli ultimi quattro anni invece il suo debito è raddoppiato, e ha raggiunto il valore di 19,5 miliardi di dollari. 
 
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