Piccoli narcisisti crescono: ecco perché è pericoloso far sentire i più piccoli dei vip

Piccoli narcisisti crescono: ecco perché è pericoloso far sentire i più piccoli dei vip
di Flavio Pompetti
3 Minuti di Lettura
Venerdì 13 Marzo 2015, 23:33 - Ultimo aggiornamento: 15 Marzo, 14:01
Narcisisti non si nasce, lo si diventa con l'aiuto di genitori sempre pronti a riempire i propri figli di lodi immeritate, e a ricordare loro di continuo quanto sono eccezionali e diversi dagli altri.



Abbiamo incontrato tutti prima o poi un simile campione di figlio, che insiste nell'essere trattato in modo speciale e crede che le regole in vigore per gli altri non lo riguardino. Il figlio Narciso si vanta sempre in pubblico, incurante della presenza degli altri. Impone i suoi capricci a voce alta, ed esige sempre un trattamento preferenziale. A prima vista il suo può sembrare un carattere impulsivo, rivelatore di un futuro temperamento da leader. Ma dopo pochi minuti di frequentazione cominciamo tutti a pensare: «Ma questo chi si crede di essere? E chi lo ha educato così?».



Uno studio pubblicato dall'Accademia Nazionale delle Scienze in America cerca di spiegarci che questa educazione è frutto dell'eccesso di attenzione che molti bambini di ultima generazione ricevono dai genitori, e in particolare di un messaggio che negli ultimi due decenni è stato ripetuto come un mantra tra le mura domestiche: «Tu sei speciale e vali più degli altri. Non ti accontentare di traguardi intermedi, e punta verso il vertice della vita».



PIRAMIDE SOCIALE

«Questi slogan sono stati coniati negli Usa a partire dagli anni '80», ci dice oggi la psicologa Jean Twenge, che sulla rivista Psycology Today pubblica da anni grafici con la curva ascendente del fenomeno. La sua diffusione coincide con la percezione di una piramide sociale che si fa sempre più stretta, e nella quale i figli devono aguzzare i gomiti per farsi largo e conquistare gli stessi traguardi che i genitori una volta consideravano democraticamente alla portata di tutti. Non è quindi l'orgoglio a generare questa devianza, ma la paura per il futuro.



«Una cosa è far sentire il nostro apprezzamento e l'affetto per i figli - scrive nel rapporto dell'Accademia l'autore Eddie Brummelman - e tutt'altra è sottolineare la loro supremazia rispetto agli altri. Il primo di questi messaggi produce figli orgogliosi e sicuri di stessi, ma anche capaci di compassione e autocontrollo. Il secondo genera narcisi, pronti a complicare la propria vita e quella di chi entra in contatto con loro».



È difficile sottrarsi alla chimera dell'eccezionalità quando si è nati nel privilegio. Blue Ivy, la figlia di Beyoncè e Jay Z ha fatto il suo primo bagno appena nata in una vasca ricoperta da cristalli rosa Swarovski. Sury, la bambina di KatIe Holmes, per il quarto compleanno ha ricevuto una casa in miniatura da installare in giardino, completa di acqua corrente, telefono ed elettricità, dal costo di 100.000 dollari. I figli di David Beckham dormono sotto un cielo di stelle a fibra ottica installato sul soffitto; Louis Bardo ha ricevuto dalla mamma adottiva Sandra Bullock un piccolo quadro di Andy Warhol come dono di benvenuto.



Come meravigliarsi poi se l'attore Will Smith può dire con orgoglio in un'intervista sui suoi tre teenager: «Piuttosto che leggerli, i miei figli preferiscono scrivere i loro propri libri», o se il figlio adolescente di Madonna, Rocco, viene portato al campo di calcio dall'autista a bordo di un enorme Suv dai vetri oscurati, e poi viene sbeffeggiato dai compagni per la sua incapacità? Forse il privilegio più appariscente che questi genitori hanno da consegnare ai figli: i soldi, li salveranno dalle delusioni in agguato nella vita. O forse no: Reginald, l'erede della fortuna dei Vanderbilt, alla sua morte nel 1925 aveva sperperato l'intero patrimonio di famiglia. Sua figlia Gloria che lo ha ricostruito dal nulla, ha detto da tempo a suo figlio, la star televisiva Anderson Cooper, che alla morte non gli lascerà nulla.



PRIVILEGI

Le ambasce dei privilegiati possono essere ignorate dai più; quelle di una intera generazione cresciuta con la promessa individuale di 15 minuti di pura fama devono invece preoccuparci. Gli psicologi hanno già identificato la sindrome del «Disordine della personalità narcisistica». Colpisce la fascia dei ventenni tre volte più che quella dei sessantenni, e definisce persone «arroganti, prive di empatia per gli altri, ossessionate dal bisogno di ricevere attenzione nella vita privata come sul lavoro». Molti di questi giovani cresciuti a pane e lodi immeritate sono già entrati a pieno titolo nella società. Si muovono tra noi a testa alta, circondati da un'aura di autostima che li fa sembrare adulti ben equilibrati, e che nasconde invece il bisogno compulsivo di stupire di un bambino di sei anni: «Guarda come faccio la capriola!»
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