Sicché sull’Autonomia differenziata la linea che si fa largo è quella dell’emendabilità del testo. Anche se la Lega, con a capo Matteo Salvini, ha in mente un percorso diverso affinché lo Stato ceda i poteri a Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna senza interventi legislativi. «Altrimenti rischiamo che in Aula una maggioranza spuria ci smonti tutto», ammette un big del Carroccio.
LA SCOSSA
Ma la partita è più aperta che mai. Dice Fico a Il Messaggero: «In questa chiave è prezioso il confronto con il capo dello Stato perché sul tavolo c’è una procedura nuova che tocca in modo evidente proprio la struttura dello Stato».
L’esponente del M5S da Mosca - dove oggi è atteso per uno storico intervento alla Duma - torna ad attaccare su questo tema: «Rispetto al percorso parlamentare sulle Autonomie è già avviato un confronto con la presidente Casellati, sceglieremo insieme la strada migliore. Uno è il punto di partenza su cui siamo d’accordo: il Parlamento sarà centrale».
I TEMPI
In settimana Matteo Salvini farà un punto con i suoi. Il vicepremier della Lega è pressato dai governatori di Veneto, Luca Zaia, e Lombardia, Attilio Fontana. Proprio quest’ultimo prova a sminare la possibilità che la riforma sia un vero e proprio Spacca-Italia: «Chi si oppone anche al Sud a questa riforma, in realtà è il principale nemico del Sud che non vuole dare la possibilità di far emergere quelle capacità, ricchezze che sicuramente potrebbe dimostrare il Sud».
LE POSIZIONI
Stefano Buffagni, sottosegretario grillino agli Affari regionali, il ministero di Erika Stefani, titolare del dossier, fissa i paletti nella maggioranza: «Sull’Autonomia - dice - ma ci sono grandi criticità, e sull’istruzione non si può scherzare: non si può aprire a una gestione senza senso, spalancando le porte ai privati». Il timing è fondamentale, e su questo Buffagni non molla: «Il Carroccio - aggiunge - vuole chiudere la partita prima delle Europee. Qualcuno aveva già detto di voler chiudere prima del 22 ottobre, ma le cose vanno fatte bene, non per ottenere uno scalpo elettorale. E serve la condivisione con gli enti locali: tanti Comuni lamentano di non essere stati coinvolti». La Lega però ha un altro piano, composto da tre step: portare in Parlamento ad aprile una mozione d’indirizzo politico che dia mandato a Conte di firmare l’intesa con le regioni. Poi, una volta avvenuto questo passaggio, dopo le Europee, le Camere saranno chiamate a votare l’accordo. «Ma senza possibilità - dice ancora un big della Lega - di emendare il testo. Altrimenti rischiamo di bloccare tutto e compiere passi indietro». La linea del Colle, che trova Fico, Casellati e Conte sulla stessa sponda spinge però per un’altra soluzione. In ballo: l’unità del Paese e il ruolo della Capitale.
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