Dalle pizze italiane ai cucù svizzeri, arriva l’atlante dei pregiudizi

Dalle pizze italiane ai cucù svizzeri, arriva l’atlante dei pregiudizi
di Paolo Di Paolo
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Venerdì 29 Gennaio 2016, 23:56 - Ultimo aggiornamento: 30 Gennaio, 13:12
La cosa più facile è coltivarli. La cosa più difficile è sradicarli. Non c’è essere umano che non ne sia dotato, come di un corredo genetico. La più piccola li potenzia, l’ignoranza li scolpisce nel marmo. Il modo migliore - anzi, l'unico - per neutralizzarli e metterli a tacere è riderci su. Che siano l’improbabile kazako Borat o il nostro barese-norvegese Checco Zalone, i pregiudizi hanno bisogno, per esplodere, di qualcuno che li metta alla berlina. Il pedale giusto è quello che li rende grotteschi: così, l’intuizione del bulgaro Yanko Tsvetkov di tradurli in irreali carte geografiche è geniale. Atlante dei pregiudizi (Rizzoli, pp. 80, euro 12,90) sembra alla prima occhiata un libro per bambini - e invece è vietato ai minori di dieci anni. D’altra parte, fino a quell’età, è difficile non familiarizzare con chiunque. I problemi nascono dopo. Quando si incistano i luoghi comuni, scendono i paraocchi. E magari uno finisce per convincersi che l'incarnazione del male sia ciò è chi non conosco.

 

IL GIUDIZIO
«Mettere a nudo i pregiudizi - spiega Tsvetkov - non è roba per pusillanimi. Alle persone non piace essere giudicate. C’è un’unica cosa che detestano di più: venire criticate perché giudicano gli altri». Date una scorsa al profilo Facebook vostro e di una decina di amici a caso, è dura smentire Tsvetkov. L’umiltà, ci ricorda, è dote rara, tanto più in quella che Nietzsche ha chiamato l’epoca del paragone. A metà fra isteria e malinconia, il vecchio Occidente non fa che prendere le misure a tutto, rimette insieme i pezzi della propria identità sempre per contrasto. Chi siamo noi? Chi siete voi? E all’interno stesso grande giardino di casa Europa, fioriscono pregiudizi fra nazione e nazione. Tsvetkov si diverte.

L'Europa vista dalla Germania appare con al centro un cuore rosso - la Germania stessa - e intorno una Francia ridotta al paese della Torre Eiffel, un’Italia ridotta a pizza e musei, una Grecia ridotta a terra di vacanze, e la Grande Madre Russia archiviata sotto l’etichetta “Riserve di Gas”. Se visto dalla Gran Bretagna il resto d’Europa è un “malvagio impero federato”, visto dalla Francia è un affollamento di fratelli e cugini poveri, ballerini di flamenco, gente cordiale e casinista (noi italiani). La solita Russia? “Il sogno di Napoleone”. Tsvetkov mette in gioco se stesso nella cartina intitolata “L'Europa vista dalla Bulgaria”. La Francia è solo formaggi e profumi, l'Italia spaghetti, e gli altri paesi, messi insieme, un’accolita di ballerini di lap-dance, pornostar, donne-robot sexy e gente che rompe i piatti - i greci. Che, se chiamati in causa, si vendicano appioppando all’intero continente la forse immeritata definizione di “Unione di stacanovisti spilorci”. E noi italiani? Secondo l’occhio ironico di Tsvetkov, consideriamo la Francia l’impero di Carla Bruni, la Svizzera un negozio di orologi, i Paesi Bassi la terra delle canne, la Spagna un concentrato di “dialetti italiani”, il nostro stesso Mezzogiorno uno stato africano. 

GLI USA
Un capitolo a sé l'autore dell'Atlante lo dedica al mondo americano. Chiama in causa nelle prime considerazioni Isaac Asimov e quello che il grande scrittore, russo naturalizzato statunitense, chiamava, senza mezzi termini, “culto dell'ignoranza” assai diffuso negli Usa. Gli tocca scomodare, come esempio estremo, anche George W. Bush e il suo scarso allenamento al dialogo fra diversi. 

Così, il Nordamerica visto dagli americani è un Paese formidabile, al cui confine si trovano cacciatori di pellicce e la cui appendice è fatta di tate e donne delle pulizie. Il Sudamerica visto dagli Usa è la terra del pube rasato, popolata da nani e regine del melodramma. L’Europa appare come un coacervo fatto di esseri umani dalle ascelle puzzolenti (i francesi), padrini (noi), pollame e comunisti (ovviamente i russi).

Da qualche parte abita, isolata, una famiglia reale e al polo opposto c’è un luogo che si chiama semplicemente “crisi”, la Grecia. I comunisti ingombrano anche la Cina, così come i canguri riempiono l'Oceania. L’Africa è un fottuto deserto e ha una propaggine ancora segnata dall’Aids e, ancora più in fondo, dai diamanti da estrarre. A largo, proprio dove è collocata la tomba di Osama, si intravedono frotte di pinguini. E così via. «Tra i luoghi comuni sugli americani - conclude Tsvetkov - c’è la loro stupidità. Ma come tutti gli stereotipi, anche questo è sostanzialmente scorretto, perché i cretini esistono in ogni angolo del pianeta, in ogni paese e in ogni villaggio sperduto. La differenza è che nel resto del mondo in genere gli stupidi si vergognano delle loro lacune».


 
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