I CONTI
Atac, la municipalizzata del Comune di Roma che balla sul baratro del default, paga ogni mese circa 11mila stipendi. Ci sono sindacati autonomi - è il caso Faisa-Confail e Cambiamenti - che insieme non raccolgono 800 iscritti. Sono più agguerriti, i primi a scatenare il famoso segnale, subito seguiti a ruota (solo metaforica) da tutti gli altri. E qui non si ferma è perduto. Perché a Roma una vertenza nazionale blocca tutto e a Milano, per lo stesso tema, no? Chi ha ricoperto incarichi di estrema responsabilità in Atac fino a poco tempo fa la racconta così: «Senso civico che manca». Un tic, figlio di un lassismo che si perpetua da anni e che supera in maniera bipartisan i colori politici. Non c’è da stupirsi se tra i vari esposti che l’ex direttore generale Marco Rettighieri portò in Procura ce n’è anche uno sui distacchi sindacali: nel 2015 furono concesse 111.664 ore di «agibilità sindacali», ben 11.283 più di quelle a disposizione. La lunga premessa serve a inquadrare un fenomeno che i romani conoscono solo nell’effetto pratico.
LA SVOLTA
Qualcosa però grazie alla rete è cambiato: ieri la pasionaria del sindacato Cambiamenti, una falange di 400 persone suppergiù, ha fatto i conti con la rabbia dei cittadini. Micaela Quintavalle è un’autista abituata a grandi arringhe su Facebook, fenomeno esploso un anno fa in campagna elettorale con il tifo per il M5S. Ma ieri mattina si è trovata a rispondere alle critiche degli utenti. Una pioggia di messaggi e di lamentele di chi si trovava a piedi per colpa della protesta. A cui lei ha risposto così: «Dovreste vergognarvi e lo dico con tutto l amore che ho per i cittadini». Per difendere il suo diritto davanti a quello enorme della collettività della Capita d’Italia, sempre la sindacalista-star ha anche aggiunto: «Vi augurate che ci licenzino ed ignorate che lavoriamo in condizioni di sicurezza zero... Con i bioritmi sconvolti... Con la schiena a pezzi e mancano solo stupro ed omicidio agli atti». Una difesa surreale ha allontanato sempre di più loro, «i cittadini», da lei, «casta» del mini-sindacato che esercita un potere di veto personale ma impattante su tutto. Una vicenda surreale a margine di una giornata pazzesca per la Capitale. Per la cronaca ieri l’ennesimo sciopero è costato ad Atac tra mancati introiti dei biglietti, costi da ammortizzare per gli autobus fermi e assicurazione del parco mezzi che continua a scorrere ugualmente 800mila euro. Non male per un’azienda che balla sul baratro del fallimento. Dove i sindacalisti con un pugno di iscritti insultano gli utenti, che intanto rimangono a piedi in un remake del celebre Alberto Sordi che saluta con il gesto dell’ombrello e pernacchia i lavoratori.
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