Giuseppe Donatiello, conduttore radiofonico, ha scoperto un sistema stellare: «Ecco la mia galassia»

La galassia di Andromeda, credits Donatiello
di Enzo Vitale
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Lunedì 25 Marzo 2019, 00:54 - Ultimo aggiornamento: 14:11

Fino a poco tempo fa solo un italiano al mondo poteva fregiarsi di aver dato il suo nome a una galassia. Anzi ad un gruppo di galassie. A Paolo Maffei, infatti, astronomo scomparso nel 2009 e primo divulgatore scientifico in Italia, antesignano di Piero Angela, nel 1971 era stato dedicato il Gruppo di galassie Maffei. Ma adesso il professore non è più solo. Nelle immensità dell’Universo risuonano anche i nomi dell’astrofisico Luigi Bedin, ma soprattutto quello di Giuseppe Donatiello, astrofilo brindisino, che, in un certo senso, “possiede” il quasi miliardo di stelle che fanno parte della galassia nana localizzata all’interno del cosiddetto Gruppo Locale, di cui fa parte anche la nostra Via Lattea. Ma non è finita qui: gli studi del ricercatore hanno portato a una nuova scoperta che verrà annunciata a breve. Un’altra prova dei contributi significativi che astrofili ben preparati possono fornire alla ricerca astrofisica, soprattutto quando lavorano in sinergia con gli astronomi professionisti.


(Ecco la mappa di cielo dove si trova la galassia scoperta da Giuseppe Donatiello)

Donatiello ma di cosa si tratta?
«Gli anni dedicati all’osservazione, alla paziente elaborazione di dati e al controllo minuzioso di foto del cielo fatte con il mio piccolo telescopio, sono stati prolifici. Si tratta di due nuove galassie nane. Ma presto ne sapremo di più».

Torniamo alla prima scoperta principale...
«Ho sottoposto i miei studi agli astronomi professionisti, quelli dell’Inaf. E poi, grazie al telescopio nazionale Galileo nell’arcipelago delle Canarie, quella piccola nebulosa bianca che ho osservato con tanta perizia è risultata essere una galassia nana».

Dove è localizzata?
«Si trova a circa 10 milioni di anni-luce nella costellazione di Andromeda, ed è tra i più vicini oggetti, occupando la posizione 121 nella lista che comprende una cinquantina di satelliti appartenenti alla Via Lattea e una trentina a quella di Andromeda. Dagli studi è emerso che Donatiello I potrebbe essere, ma non è ancora del tutto certo, una compagna della galassia Ngc 404 (New general catalogue, ndr), detta il Fantasma di Mirach, dalla quale disterebbe 65mila anni-luce».

(L'astrofilo brindisino Giuseppe Donatiello)

Una cosa è farsi dedicare una stella, un’altra è l’avventura capitata a lei: Giuseppe, come ci si sente ad aver il proprio nome stampato su una galassia?
«Quando ho avuto la conferma di quello che avevo scoperto mi sono messo letteralmente a saltare dalla gioia. Nelle prime settimane ero piuttosto euforico perché pensavo che i tempi per l’annuncio sarebbero stati brevi. Invece stavamo nella fase di carissimo amico. Bisognava studiare il nuovo oggetto, accertane la distanza e i parametri».

Stava perdendo fiducia, pensava potesse essere un flop?
«Beh, diciamo che per via della posizione, la “nana” fu creduta inizialmente un satellite di M31 (la galassia di Andromeda nel catalogo dell’astronomo francese Charles Messier, ndr), anche una stima preliminare della distanza era compatibile con questo scenario. Tuttavia, e qui emerge la competenza dei professionisti, David Martinez-Delgado, che nel frattempo si era offerto di dare una mano alla pubblicazione, con i nuovi dati ottenuti al GranTeCan, il telescopio da 10.4 metri di base alle Isole Canarie, ha capito che si trattava di un oggetto appena fuori dal Gruppo Locale. In effetti, dopo aver verificato che si trattava veramente di un oggetto nuovo e mai descritto in precedenza, uno dei momenti più emozionanti è stato quando il gruppo di lavoro degli scienziati ha deciso all’unanimità che la galassia sarebbe stata chiamata Donatiello I “honoring the discoverer”. Era il 15 marzo 2017».


(
L'ultima eclissi di Luna immortalata dal telescopio dell'astrofilo brindisino)

Come è iniziata questa sua singolare avventura nello spazio?
«Tutto comincia quasi tre anni fa, quando decido di controllare una speciale fotografia in cui avevo messo insieme una collezione di scatti eseguiti nel corso di molti anni. Si trattava di un mosaico di 15 x 12 mila pixel, un’immagine con un livello di profondità idoneo a mostrare le strutture principali rilevate intorno alla galassia di Andromeda. L’intento era quello di ricostruire la storia evolutiva delle grandi galassie, nello specifico proprio M31».

Quindi un evento fortuito?
«La scoperta raramente è un fenomeno davvero fortuito e di solito è la diretta conseguenza di un percorso iniziato tempo prima. Stavo studiando ogni minimo particolare di Andromeda e dell’area circostante. Quindi, con tali premesse, la possibilità di imbattermi in qualcosa di nuovo era concreta, benché difficile. Quella regione dello spazio era stata ripetutamente battuta e studiata da professionisti e da altre campagne scientifiche che avevano la stesse finalità».

Qual è l’aspetto che la rende più orgoglioso di tutta questa singolare avventura celeste?
«Senza dubbio la consapevolezza di aver compiuto un’impresa proibitiva per un semplice astrofilo, di essere plausibilmente il primo nella storia tra i dilettanti ad avere una galassia con il proprio nome e cognome, di aver dopo mezzo secolo aggiunto una nuova galassia “italiana” alle due Maffei scoperte nel 1968 e alla Bedin del 2019».


(Donatiello insieme all'astrofisica Patrizia Caraveo)

Certo lei con un piccolo telescopio rifrattore è riuscito a far arrossire i tanti astronomi professionisti sparsi un po’ per tutto il pianeta, che emozioni prova?
«Esprimere quali sono gli aspetti emotivi dietro una scoperta del genere è davvero difficile. Da una parte c’è la consapevolezza di aver fatto qualcosa di unico, paragonabile a un’impresa sportiva, come un record mondiale. Dall’altra c’è anche il timore di apparire sopra le righe e poco modesti».

C’è un episodio, un aneddoto o un aspetto che più di ogni altro le è rimasto impresso?
«Glielo debbo proprio dire?».

Certo, perchè no...
«Diciamo che tra stelle, pianeti, galassie, astronomi, scienziati, nuovi mondi e i tanti misteri del cosmo, la battuta che ricordo più volentieri è quella che mi ha rivolto mia moglie una mattina...».

Ce la ripeta, dica pure
«Se ci penso, mi viene da sorridere. Comunque eccola qua: Non riesci a trovare i calzini puliti nel cassetto e ora mi scopri una nuova galassia nell’universo?».


enzo.vitale@ilmessaggero.it
 

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