Asili nido, fuori 4 bambini su 5: strutture insufficienti per accogliere tutti

Asili nido, fuori 4 bambini su 5: strutture insufficienti per accogliere tutti
di Lorena Loiacono
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Mercoledì 29 Agosto 2018, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 31 Agosto, 08:40
Fanno la conta per entrare al nido, i bambini sotto i tre anni, ma ne restano fuori 4 su 5. In Italia infatti un posto all’asilo vale oro: ne gode solo il 22,8% dei bambini da zero a tre anni, divisi per metà tra strutture pubbliche e private, a costi da capogiro. Tutti gli altri restano a casa. Con buona pace delle famiglie alle prese con liste d’attesa infinite e, quando i posti ci sono, spesso la spesa è altissima. A tirare le somme della situazione attuale nelle diverse regioni italiane è il il focus «Chiedo asilo» presentato dall’Ufficio valutazione impatto del Senato: l’Italia deve compiere una dura corsa contro il tempo per raggiungere l’obiettivo di Lisbona, come previsto dal Consiglio europeo, pari al 33% di copertura entro il 2020. E ce n’è da camminare. 

IL RAPPORTO
In base a quanto riportato dal rapporto Uvi, nel 2015 sono stati censiti sul territorio nazionale 13.262 strutture per la prima infanzia: tra queste solo il 36% è pubblico mentre il 64% è privato. In tutto risultano disponibili complessivamente 357.786 posti, pari al 22,8% dei bambini italiani in età da asilo nido. Di questi, 181.165 sono iscritti in strutture pubbliche, i restanti 176.621 sono nelle strutture private. A pagamento, con rette da 500 euro al mese in media per il tempo pieno. Emergono inoltre enormi differenze da regione a regione: sono molto più fortunati, ad esempio, i bambini della Valle d’Aosta dove l’accoglienza nei nidi raggiunge il 39,9% mettendo il record nazionale, a cui fanno seguito Umbria, Toscana, Emilia Romagna e provincia autonoma di Trento, che hanno raggiunto e in alcune aree anche superato il target europeo del 33%. 

I PROBLEMI AL SUD
La situazione cambia decisamente scendendo verso sud: in Calabria, Campania e Sicilia, infatti, i posti disponibili riescono ad accontentare meno del 10% dei bambini sotto i tre anni. La maglia nera spetta alla Campania con un 6,4% di posti. Non solo, quel 6,4% campano è composto da un 3,5% di strutture private e di un 2,9% di strutture pubbliche. Vale a dire che le famiglie, per accedere a quei pochi posti disponibili, nella maggior parte dei casi sono costrette a pagare. Nel Lazio la copertura raggiunge il 28,3% dei bambini sotto i tre anni: anche in questo caso più della metà dei posti risulta privata, ben il 16% è infatti a pagamento. Ad oggi i servizi per la prima infanzia, pubblici o privati, sono presenti solo nel 55% dei comuni. In Calabria la quota precipita al 6%. 

GLI INVESTIMENTI
Per raggiungere questi risultati, dal 2007 al 2016 sono stati investiti 1.150.757.644 euro da parte del dipartimento famiglia della Presidenza del Consiglio dei ministri, dal ministero dell’interno e dal ministero dell’istruzione a cui si aggiungono le risorse stanziate dagli enti locali. Dal 2008 al 2014, infatti, i sindaci hanno speso per i servizi all’infanzia da zero a tre anni quasi 8,4 miliardi di euro. Non ultimo il contributo delle famiglie, in costante crescita: la loro quota infatti, come evidenziato dal report «Chiedo asilo», è passata dal 17,4% al 20,4% della spesa complessiva. 
IL CALO
Uno sforzo enorme che, di fatto, sta mettendo a dura prova la frequenza nei nidi negli ultimi anni, in cui si registra un netto calo nelle iscrizioni: i bambini che frequentano i nidi comunali o sovvenzionati dai comuni è passato da 165.214 nel 2007 a 181.160 nel 2014, con un un picco di oltre 200mila bimbi nel 2010 e nel 2011 a cui ha fatto però seguito un calo a partire dal 2012 fino a raggiungere i circa 180mila iscritti attuali. L’obiettivo di Lisbona è ancora troppo distante, visto che mancano all’appello ben 162.421 bambini per raggiungere la quota prevista di 343.583 posti nei nidi a finanziamento pubblico. Con i decreti attuativi della Buona Scuola i nidi sono destinati a far parte di un sistema integrato 0-6 anni e i servizi dovranno progressivamente estendersi in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale in accordo con Comuni e Regioni: per finanziare il nuovo sistema, agli enti locali sono destinate le risorse messe in campo dal ministero dell’istruzione con il Fondo specifico da 239 milioni all’anno. Ma, stando al report di Uvi, per portare al nido i quasi 345mila bambini previsti da Lisbona servono ogni anno 2736milioni di euro l’anno. 
 
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