LA LINEA
Non si tratta di buon cuore, cui ancora ieri faceva riferimento il ministro Salvini. Né, per Madrid, di continuare a “lidiar”, combattere il toro, come ha fatto finora. Tantomeno la risposta europea può essere negare un porto sicuro. Anche perché, ha ricordato l’ex presidente dell’Europarlamento, il diritto internazionale impone ai Paesi chiare responsabilità sulle proprie zone SAR, search and rescue, in situazioni di emergenza. Senza volersi appellare ad aspetti penali per la violazione dei diritti umani, cui pure aveva richiamato l’altro giorno la ministra di giustizia Dolores Delgado.
IL FUTURO
Il futuro della Ue si gioca sulla capacità di far fronte alla sfida dell’immigrazione e - ne è convinto Borrell – non si avanza con lo scaricabarile delle colpe, quando piuttosto con un’azione comune. La Spagna ha esperienza da apportare, accumulata durante la crisi che nel 2005 portò alle Canarie decine di migliaia di migranti, e in cui fu lasciata sola. Riuscì a superarla con una politica di immigrazione rivolta ai paesi in origine e di raccolta dei flussi, come il Senegal, in cambio di investimenti. Altrimenti i rimpatri sono destinati a cadere nel vuoto. Un misto di diplomazia, vigilanza aerea - all’epoca dell’esordio di Frontex – e un’intensa politica di aiuti allo sviluppo, che ha portato i 31.600 ingressi irregolari nel 2006 a diminuire ad appena 120 nel 2012.
Il governo socialista di Sanchez vuole tornare a giocare un ruolo importante nella Ue, come ai tempi di Felipe Gonzalez, a fronte del crescente euroscetticismo in Italia. Senza trincerarsi in minoranze di blocco, ma coagulando maggioranze per dare impulso all’Unione, con un’azione proattiva che passa per la Germania e la Francia.
L’OBIETTIVO
Da fervente europeista, ma non eurobeato, Borrell non ha difficoltà a riconoscere gli errori commessi. E che, senza dubbio, l’euro non ha portato i risultati attesi. Ma per Madrid non c’è altra strada che quella di avanzare sull’integrazione, perché è difficile oggi immaginare un mondo senza la Ue, dove in conflitti, benché duri a livello verbale, si risolvono intorno a un tavolo. E non in trincea.
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