Anamaria, l'ex moglie: «Così Loris ci ha convinto: morire era un suo diritto»

Anamaria, l'ex moglie: «Così Loris ci ha convinto: morire era un suo diritto»
di Vittorino Compagno
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Venerdì 13 Ottobre 2017, 00:11 - Ultimo aggiornamento: 14 Ottobre, 08:17

«Le ceneri del nostro Loris saranno sparse nel giardino, sotto il grande noce che per oltre 40 anni ha gli fatto compagnia». Parla Anamaria Del Grande, l’ex moglie di Loris Bertocco, il 59enne ambientalista, speaker radiofonico ed ex consigliere comunale a Mira (Venezia), che ha scelto la ”dolce morte” in una clinica svizzera dopo 40 anni passati da tetraplegico per un incidente che, nell’ultimo periodo, lo aveva reso anche cieco.

«Quell’albero - racconta Anamaria - lo aveva piantato lui stesso quando era ragazzo. Ora è diventato un albero immenso. All’ombra dei sui grandi rami e delle abbondanti foglie vi ha trascorso gran parte della vita. È questo l’ultimo desiderio confidato a me, alla mamma Renata, alla sorella Lorella».

Per tutta la giornata di ieri la loro casa, immersa nella campagna di Fiesso, è stata un via vai di persone. Tanti amici, ma anche tante persone sconosciute che hanno voluto portare un saluto alla famiglia. Anamaria parla con a fianco la sorella di Loris, la 54enne Lorella, ammalata di sclerosi multipla dal 1998. Preferisce stare in disparte, come peraltro la mamma Renata, 81 anni a gennaio. Anamaria è di origine brasiliana. È laureata in “radiotelevisione” e fa cinema come aiuto regista e produttrice cinematografica. È in Veneto da 28 anni.

Come vi siete conosciuti con Loris?
«Ho conosciuto Loris 20 anni fa nella sede di “Radio cooperativa” di Padova. Era già ammalato e ad accompagnarlo era la madre. Un giorno siamo usciti per un pic nic con degli amici e lì è scoppiata la scintilla. Lui mi ha chiesto di stare insieme e io detto subito di sì. In radio avevo già apprezzato la sua voce, ma di lui mi piaceva la sua grande intelligenza e l’immensa cultura. Con lui si poteva affrontare qualsiasi discorso, era ferrato in tutto. Siamo stati fidanzati per tre anni e sposati per 12. Loris aveva un carattere molto forte, un po’ come il mio. Inevitabilmente, nel corso degli anni, ci siamo spesso scontrati. La separazione non ha nulla a che fare con la sua malattia. Siamo sempre stati legati anche dopo la separazione e spesso mi fermavo ancora nella sua casa».

Come avete vissuto la decisione di Loris di andare a morire in Svizzera?
«In famiglia sapevamo da mesi della sua intenzione, dalla fine dello scorso anno. Dapprima siamo rimasti sbigottiti. Lui ci ha lasciato tutto il tempo per metabolizzare e assorbire il colpo. Ogni tanto ci chiedeva cosa ne pensavamo. È stato magnifico nel darci tutto il tempo che serviva. Un po’ alla volta abbiamo condiviso la sua scelta e quando ha visto che anche noi eravamo tutti d’accordo, ha chiesto ai suoi amici più fidati di accompagnarlo in Svizzera per mettere volontariamente fine alla sua esistenza».

Loris aveva una vita piena di amici. Perché questa svolta così drastica, cosa è scattato?
«Non c’è stato un episodio particolare che ha fatto scattare la decisione di Loris. Ha sempre vissuto la sua vita con grande dignità, ma con il passare del tempo, man mano che le condizioni peggioravano e i suoi muscoli non rispondevano ai comandi, era venuta a mancare la sua autonomia, che si era conquistato con grande forza. Quando eravamo sposati, eravamo andati a vedere il film “Mare dentro”, che racconta la storia di un uomo paralizzato, che decide di farla finita. Già allora, una decina di anni fa, aveva detto: “se finirò in quelle condizioni, anche io vorrei farla finita». 

Con chi è andato a Zurigo?
Risponde Lorella, la sorella. «Sono persone della zona, anzi del Veneto, che avevano condiviso da tempo con lui la sua scelta, ma non chiedeteci i loro nomi. Noi della famiglia pensiamo che la decisione di Loris sia stata quella giusta. Era molto determinato, caparbio e tenace, sia con sè stesso sia con gli altri. Il suo corpo non rispondeva più, ma era lo stesso una forza della natura. La sua mente è sempre stata sveglia e lucida. Anche se ora sembra una assurdità, Loris aveva un grande voglia di vivere».
 

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