Amatrice, stop all’ospedale finanziato anche dalla Merkel

Amatrice, stop all’ospedale finanziato anche dalla Merkel
di Simone Canettieri
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Venerdì 28 Dicembre 2018, 00:25 - Ultimo aggiornamento: 3 Gennaio, 18:32
La guerra per la ricostruzione del nuovo ospedale di Amatrice rischia di diventare un caso diplomatico. Con la cancelleria Angela Merkel tirata per la giacchetta dal governo italiano. Di sicuro al momento, ma chissà per quanto, c’è solo il contributo del governo tedesco di 6 milioni di euro (su un totale di 15,4) per riportare a nuova vita il “Francesco Grifoni”, semidistrutto dal terremoto dell’agosto 2016 così come il resto del paese reatino (249 le vittime).

Per il resto si litiga su tutto. E soprattutto su «dove» edificare il nuovo nosocomio. Il commissario per la ricostruzione nominato dal governo Conte, il geologo Piero Farabollini, prima di Natale ha scritto all’ufficio speciale della Regione Lazio chiedendo «di sospendere la procedura». Cioè di bloccare l’iter dei lavori, arrivati all’assegnazione del bando per il progetto definitivo che scade a gennaio. Farabollini motiva la decisione alla luce «dell’incontro con i rappresentanti dell’ambasciata tedesca avuto il 12 dicembre». 

Nella lettera lo stop è preceduto dalla volontà di fare ulteriori indagini «sulla criticità dell’area individuata», visto che è quella già colpita dal sisma. L’alternativa è già pronta ed è caldeggiata da vari comitati e sindaci del cratere: spostare l’ospedale a valle, sulla Salaria. Ed è in questa direzione che il commissario, in quota M5S, sta spingendo. Al contrario, la Regione del dem Nicola Zingaretti, in asse con il comune Amatrice, vuole andare avanti: il nosocomio rinascerà dove morì una notte di agosto. Anche perché, trattandosi di sanità e per competenza territoriale, l’ultima parola spetta all’ente della Cristoforo Colombo. Da qui il conflitto. 

E cosa c’entra la Germania? Per portare fieno al suo progetto, e dunque al piano B, Farabollini, ha dichiarato nei giorni scorsi a Il fatto quotidiano che «la cosa ha fatto storcere il naso anche ai tedeschi e siccome l’Italia e la Germania finanziano il nosocomio al 99% ho chiesto ulteriori specifiche alla Regione». 

A questo giornale, il commissario ieri sera ha aggiunto: «L’ambasciata ha chiesto specificatamente dove verrà realizzato perché ritiene più opportuno trovare una situazione più adeguata a un’intera comunità. Il governo tedesco ha chiesto certezze sulla realizzazione dell’opera».

L’ALTRA VERSIONE
Contatto da Il Messaggero l’ufficio affari economici dell’ambasciata tedesca in Italia smentisce qualsiasi tipo d’intromissione: «Il nostro accordo - dice una fonte diplomatica - è indipendente dalla logistica. Noi ci limitiamo a essere cofinanziatori, l’importante è che si rispetti il cronoprogramma affinché la struttura possa vedere la luce nel minor tempo possibile». Da parte nostra, continuano dall’ambasciata, «nessuna intromissione». Dunque nessuno avrebbe storto il naso. Anzi, un carteggio visionato da Il Messaggero, conferma come la Germania sia stata sempre a favore del nuovo Grifoni ad Amatrice. Dalla Regione, raccontano che l’istruttoria portata avanti finora ha riscontrato il via libera dell’Anac, ma ha anche superato i test d’idoneità. Così la polemica va avanti a suon di carte bollate: muro contro muro, tra Governo e Regione. In mezzo Berlino. 

Con il rischio che alla fine i fondi stanziati dalla Germania rimangano bloccati. Così come le istanze dei residenti di Amatrice e del cratere che chiedono di avere un ospedale in zona. 

Tutto iniziò il 13 settembre del 2017 quando l’allora sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi - accompagnato da una delegazione italiana guidata dall’ex commissario Paola De Micheli - volò a Berlino per incontrare Angela Merkel. Durante l’incontro Pirozzi, ora consigliere regionale del Lazio, regalò alla cancelliera «i simboli del nostro paese: la felpa dell’appartenenza, gli scarponi di chi non si arrende e la Medaglia della Rinascita». Lei, con una battuta, gli rispose: «La Germania è grata ad Amatrice per l’amatriciana».

Scherzi a parte, fu questa cerimonia l’occasione per sancire l’accordo, annunciato mesi prima. Ovvero la donazione di 6 milioni di euro per ricostruire l’ospedale. «Deve essere un dolore immane perdere la propria casa», disse Merkel. E poi scattò la foto ricordo, con tanto di consegna della felpa griffata Amatrice. Da quel giorno, sono stati portati avanti tutti gli step per ricostruire la struttura. Fino a quando, lo scorso ottobre, è avvenuto il cambio di guarda all’interno della struttura commissariale per il terremoto, alle strette dipendenze di Palazzo Chigi. Via la deputata pd Paola De Micheli, dentro il geologo, su indicazione del sottosegretario Vito Crimi, Farabollini. Nemmeno due mesi ed è partito conflitto. Che rischia di paralizzare l’opera e che sta mettendo in imbarazzo il governo tedesco, poco abituato a queste guerre burocratiche davanti alle emergenze. Nel dubbio i finanziamenti sono fermi. 
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