Alitalia e la gestione Etihad, 21 indagati per bancarotta

Alitalia e la gestione Ethiad, 21 indagati per bancarotta
di Michela Allegri
3 Minuti di Lettura
Giovedì 13 Febbraio 2020, 00:35 - Ultimo aggiornamento: 10:54
Bilanci gonfiati, con plusvalenze inesistenti messe nere su bianco per consentire ad Alitalia-Sai di continuare a rimanere in vita. Ma anche la politica aggressiva di Etihad, che ha impoverito la compagnia italiana costringendola a sobbarcarsi le rotte più improduttive. E ancora: quasi 600 mila euro spesi in catering vari mentre l’azienda colava a picco. La procura di Civitavecchia ha dunque chiuso l’indagine sul crack Alitalia-Sai. I reati vanno, a seconda delle posizioni, dalla bancarotta fraudolenta aggravata alle false comunicazioni sociali, dall’ostacolo alle funzioni di vigilanza al falso in atto pubblico. Sul registro degli indagati figurano 21 nomi eccellenti: i componenti del cda e i top manager dell’azienda, ma anche commissari e consulenti che dal 2014 al febbraio del 2017 si sono alternati ai vertici della società.


I NOMI
Il prossimo passo della procura potrebbe essere la richiesta di rinvio a giudizio. Rischiano il processo gli ex amministratori delegati Silvano Cassano, Luca Cordero di Montezemolo e Mark Kramer Ball, ma anche l’ex amministratore delegato di Etihad, James Hogan, e diversi dirigenti e componenti del cda e del collegio sindacale. Sotto inchiesta pure l’ad di Unicredit, Jean Pierre Mustier, il vice presidente di Intesa Sanpaolo, Paolo Andrea Colombo: rappresentavano nel cda i due istituti creditori della compagnia. Inoltre, il vice presidente di Confindustria, Antonella Mansi, Roberto Colaninno - anch’essi membri del cda - l’ex presidente del collegio sindacale Corrado Gatti ed Enrico Laghi, l’ex commissario da poco nominato liquidatore di Air Italy. Anche la compagnia è finita sotto inchiesta, in base alla legge sulla responsabilità amministrativa degli enti.

LE ACCUSE
Secondo i magistrati e gli investigatori del Nucleo di Polizia economico finanziario della Guardia di Finanza, gli indagati sarebbero responsabili a vario titolo della bancarotta di Alitalia. Nel capo di imputazione si legge che «con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso» avrebbero commesso una serie di falsi in bilancio.
Avrebbero fornito «indicazione di dati di segno positivo difformi dal vero», consentendo l’aumento progressivo dell’esposizione debitoria. In questo modo, per l’accusa, «cagionavano o comunque concorrevano a cagionare il dissesto della società, anche aggravandolo». Per consentire alla compagnia di “galleggiare”, nell’esercizio 2015 sarebbero state registrate a bilancio false plusvalenze per 136,7 milioni. Le perdite, invece, sarebbero state attestate a 199 milioni, invece che a 335 milioni. Lo scopo, per i pm, era rispettare fittiziamente «le previsioni del piano industriale 2015-2018».

La stessa cosa sarebbe accaduta l’anno successivo: nell’esercizio 2016 le false plusvalenze ammontano a 83 milioni. Per i magistrati, gli ex vertici avrebbero in questo modo «evitato di chiedere tempestivamente la dichiarazione di insolvenza». Sotto la lente della procura, per esempio, c’è una falsa plusvalenza da 39 milioni di euro iscritta a bilancio per mascherare la differenza tra il reale valore delle coppie di slot Roma Fiumicino – Londra Heathrow da cedere a Etihad (valutati 60 milioni) e quello riportato nel bilancio 2015, pari a solo 21 milioni. Proprio la cessione degli slot “di pregio” ad Etihad sarebbe stata una delle principali cause della successiva bancarotta di Alitalia-Sai. Mustier, Laghi e Mansi sono anche accusati di aver ostacolato la vigilanza dell’Enac, esponendo «fatti materiali non rispondenti al vero sulla situazione economica della società» e «occultando con mezzi fraudolenti fatti che avrebbero dovuto comunicare».

Laghi è indagato anche per falso in atto pubblico: accettando l’incarico di commissario ha «dichiarato» al Mise di non aver collaborato con Alitalia, nonostante avesse «emesso parere su incarico della società» a settembre 2015. Tra le cause del crack ci sarebbero anche spese poco oculate. I tre ad, Cassano, Montezemolo e Cramer Ball, assieme al cfo Duncan Naysmith, per esempio, sono accusati di avere «distratto e dissipato» 597.609 euro: 133 mila per pagare alla società Relais Le Jardin i catering per le riunioni del cda, 5.961 euro per «spese per cene di gala in favore della società Casina Valadier», 458 mila euro per quattro eventi aziendali. Spese inizialmente sostenute da Etihad e successivamente - indebitamente - riaddebitate da ad Alitalia-Sai.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA