Scandalo affitti a Roma, quella vista mozzafiato sui Fori: «Pago 260 euro, non sono pochi»

Scandalo affitti a Roma, quella vista mozzafiato sui Fori: «Pago 260 euro, non sono pochi»
di Lorenzo De Cicco e Camilla Mozzetti
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- Ultimo aggiornamento: 3 Febbraio, 15:50

Appena si schiude la porta di casa, noti subito lo schermo ultra piatto che fa bella mostra nel salotto. Proprio accanto alla finestra aperta, con vista mozzafiato sui Fori Imperiali. Circa 60 metri quadri, in via del Colosseo, per 260 euro al mese. «Ma gli scandali sono ben altri», dice subito l’inquilina, che ci informa di essere la sorella del «legittimo» affittuario di questo appartamento al civico 73. «L’ha avuta da mio padre, che l’aveva occupata tanti anni fa. Il prezzo non mi sembra così basso. Consideri che qui ci viviamo in due. Io e mio fratello. Io non ho lavoro». E lui? «Lui sì, ce l’ha». Posto fisso? «Sì, posto fisso. Ma che c’entra? Qui non c’è gente che ci sta lucrando. Le persone ricche stanno da altre parti». È questa la reazione-tipo degli inquilini di Affittopoli, la giungla di case da favola di proprietà del Comune concesse a canoni stracciati da decenni. A volte attraverso contratti che hanno legittimato questi prezzi fuori da qualsiasi logica di mercato, a volte perché nessuno si è mai preso la briga di mettere fine alle occupazioni illegali.

GLI IMPORTI
Così si spiegano i 3 euro e 70 centesimi che il Campidoglio incassa per l’affitto di uno stabile al quarto piano di via Carlo Cattaneo, a Monti; i 2,3 euro per un immobile in via dei Bresciani, dietro via Giulia, i 3 euro per un appartamento a via dei Coronari. E la lista è lunga: 13 euro per una casa a via dei Fienili, a due passi da Bocca della Verità, meno di 7 euro al mese per un appartamento a via In Selci, 5 euro e 36 centesimi al mese (161 l’anno) per piazza Navona.
 
Ma ci sono anche canoni più alti. In vicolo dei Falegnami, strada gioiello incastonata tra via Arenula e via delle Botteghe Oscure, un appartamento viene affittato a un professore, secondo i calcoli del Comune, a 608,64 euro l’anno: circa 50 euro al mese. Chi ci abita però non ha voglia di dilungarsi in spiegazioni. «Non dico niente - dice la signora Radaelli, affacciata dalla finestra - di queste cose se ne occupa mio marito. Poi sono fatti miei quanto pago d’affitto».

LIBERI PROFESSIONISTI 
A via Baccina 81, a due passi da piazza Madonna dei Monti, in uno stabile di quattro piani hanno trovato casa liberi professionisti, architetti, che però pagano canoni di locazione – stando ai numeri del Campidoglio – con cui non sarebbe impossibile perfino trovare una stanza a Casal Bertone. Al terzo piano abita la famiglia Moroni-Maesane che, secondo il censimento sulle locazioni del patrimonio di Roma Capitale, sborsa 3.880,36 euro l’anno d’affitto: 323 euro al mese. «Come vi permettete di venire a casa mia, pretendendo di sapere quanto pago d’affitto?», urla la signora Moroni, mentre apre solo a metà la porta dell’appartamento. «Andate via, non rilascio interviste». La porta si chiude. Come si chiude anche la piccola serranda del laboratorio artigianale di cornici che Marco Gallani gestisce da oltre 30 anni a Borgo Pio e che costa d’affitto, secondo le verifiche del Comune, 8.781,12 euro l’anno. «Non le dirò mai quanto pago – urla Gallani – e comunque io non ho fatto nulla». Tutti però ripetono lo stesso concetto, come un mantra: i canoni li hanno trovati così e per tanti anni nessuno ha fatto nulla. Loro, invece, anche se poco, hanno sempre pagato. Come pagano, rigorosamente, i gestori dell’associazione Sahaja Yoga, in via del Falco 7, portone adiacente a quello dei vigili urbani del XVII gruppo. «Circa 280 euro al mese al Comune – spiega una delle insegnanti – regolarmente versate, le pare poco?».

LA PROTESTA
Certo, non tutti hanno occupato e non tutti sono qui illegittimamente. Ma sono proprio gli inquilini più anziani, quelli con le pensioni minime, che chiedono al Campidoglio di fare pulizia contro chi abita in questi stabili a prezzi stracciati, pur potendosi permettere canoni d’affitto a prezzi di mercato. «C’è tanta gente che sta in queste case senza averne diritto», dice Benito Scarpetti, al civico 66 di via del Colosseo, primo piano. «Ma io guadagno di pensione 550 euro, facevo l’operaio al Mattatoio. Abito qui da sempre, la casa l’aveva avuta mia madre dallo Stato. Invece c’è gente che guadagna stipendi con diverse migliaia di euro e che resta qui senza nessuna ragione. Con loro se la devono prendere».

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