Patuelli (Abi): «Addio Cicr, arriva l'Unione bancaria»

Patuelli (Abi): «Addio Cicr, arriva l'Unione bancaria»
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Domenica 2 Novembre 2014, 05:47
IL CASO
ROMA Quello che una mezza dozzina di governi di svariato colore non sono riusciti a fare nell'arco di una ventina d'anni, sta per realizzarlo Bruxelles di forza. L'arrivo dell'Unione bancaria europea, il cui esordio è previsto tra due giorni, spazza via il poco che rimane del Cicr, il Comitato interministeriale per il credito e il risparmio, ampiamente mutilato di poteri e competenze. Ma tutt'ora in vigore sotto il cappello del ministero dell'Economia. Lo ha sottolineato due giorni fa Antonio Patuelli durante la novantesima giornata mondiale del Risparmio. Mettendo in evidenza che la riforma Ue in rampa di lancio non potrà certo lasciare le cose così come stanno. «La neonata Unione Bancaria Europea - ragionava Patuelli di fronte al governatore di Bankitalia Ignazio Visco - implica sempre più identiche normative nazionali concernenti le banche, non solo nella vigilanza e negli eventuali salvataggi. In tal senso constatiamo che una parte della più vecchia legislazione bancaria italiana è ormai superata come, per esempio, il Cicr». Un addio in piena regola e senza troppi sentimenti di rimpianto che il numero uno dell'Abi fa risalire alla Legge di delegazione europea del 2013 che, all'articolo 3, dispone il depotenziamento di un organismo che, annota ancora Patuelli, «appare un istituto giuridico superato o espressamente da altre normative, o implicitamente, come le “foglie morte” di Arturo Carlo Jemolo». Le citazioni letterarie del leader dell'associazione dei banchieri italiani hanno diverse ragioni di fondamento.
LA RIFORMA DEL '93
Tanto più che Patuelli spiega che «la legislazione concernente le banche deve convergere verso norme identiche, conseguenti alla nascita dell'Unione Bancaria Europea». Di soppressione del Cicr, peraltro, si parla con insistenza ormai dal 1993. E cioè fin dai tempi dell'approvazione del Testo unico bancario che spinse diverse voci a sollevare il tema dell'abolizione di un organo giudicato ormai inutile. Nel corso della discussione del progetto di legge sul risparmio ci furono alcuni tentativi di trasformarlo in una coordinatore politico dei controlli sul mercato finanziario. Ma quei propositi furono abbandonati. Così, attualmente, le competenze del Cicr rimangono quelle indicate dall'articolo 2 del Testo unico bancario e si riferiscono esclusivamente all'ambito bancario e cioè all'alta vigilanza in materia di credito e di tutela del risparmio. Oggi il Cicr non ha alcun potere di direttiva e non può adottare provvedimenti specifici su singoli soggetti. Per il Testo unico della finanza, invece, l'organismo non esiste affatto ed è privo di competenze sulla disciplina in materia di trasparenza e correttezza degli operatori e sul funzionamento dei mercati. La sostanziale irrilevanza del Cicr sarà sancita entro la fine della settimana che comincia. La nascita dell'Unione bancaria, spiega ancora il presidente dell'Abi Patuelli, «cambia definitivamente le fonti di diritto e l'Italia deve trarne le conseguenze pubbliche del caso». Dunque l'organismo dovrà essere soppresso? Secondo Patuelli la questione non è poi così importante. Nel senso che «a prescindere dalla decisione che verrà presa dalle autorità istituzionali, la funione del Circ «è ormai svuotata di contenuti».
Michele Di Branco
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