Droga e camorra, la Dda indaga nel Sud Pontino

Droga e camorra, la Dda indaga nel Sud Pontino
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Domenica 28 Febbraio 2021, 05:01
L'INDAGINE
Sono 59 gli avvisi di garanzia nei confronti di indagati residenti tra Gaeta, Formia e Minturno e altri comuni del Golfo, arrivando anche al Circeo e nel cassinate, facenti parte di un'organizzazione criminale dedita al narcotraffico, spalleggiata dai clan camorristici di Caserta e Napoli.
Secondo le indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma, l'organizzazione avrebbe operato per almeno sette anni, tra il 2008 e il 2015, imponendo il proprio monopolio nello spaccio di cocaina e hashish nel basso Lazio e in Campania. E i nomi delle persone raggiunti in larga parte quelli già coinvolti nella maxi operazione antidroga Touch & Go, che ha scoperchiato un vasto giro di spaccio di sostanze stupefacenti nel sud pontino, con base la piazza di Scauri.
IL RUOLO DI GIUSEPPE FEDELE
La Dda di Roma ha identificato in Giuseppe Fedele, che nel 2015 fu sottomesso al clan Scotto nella guerra per il controllo dello spaccio nel Golfo di Gaeta, colui che aveva messo in piedi questa organizzazione criminale. Fedele, già coinvolto anche nell'altra maxi inchiesta Themis, secondo gli inquirenti, sarebbe legato a clan stabilmente residenti nel sud pontino, come Gallo, Antinozzi e Mendico. Il suo nome spunta anche nell'ultima inchiesta di camorra nel sud pontino, Anni 2000: a fare il suo nome è proprio il boss Antonio Antinozzi, identificandolo come il canale per acquisire la droga. Fedele fu protagonista di uno scontro gli Scotto di Napoli, dal quale uscì perdente. Ma prima di questo era lui a reggere il monopolio incontrastato del business di cocaina e hashish nel Golfo di Gaeta. Era lui il punto di riferimento dei pusher della zona, che non avevamo molta scelta in quanto faceva valere la forza e soprattutto i propri rapporti con la camorra casertana e napoletana che gli garantivano protezione e approvvigionamento della stessa droga. Tutto questo prima dell'attivo degli Scotto, che ne hanno incrinato il potere e, anzi, sottomesso ai loro comandi.
Sono diversi i nomi coinvolti nell'organizzazione identificata dalla Dda di Roma, peraltro già contenuti nel fascicolo Touch & Go. Ad affiancare Giuseppe Fedele nello smistamento dell'hashish c'erano Ugo Emilio Di Nardo e Giovanni Cardillo, mentre un ruolo importante all'interno dell'organizzazione, con tanto di metodi mafiosi di coercizione, figurano Rossella Fedele, Lidia Caiazzo, e Stefano Forte. La droga veniva custodita da Italo Laracca e Paolo Matano, mentre al trasporto ci pensavano Olindo Testa e Francesco Occhibove.
Insomma, nell'organizzazione tutti avevano un ruolo ben preciso dai livelli più alti fino ai più bassi di questa piramide economica criminale. E così i nomi che spuntano tra i fornitori, tutti vicini alla camorra, ci sono Gaetano Milano, Carmine D'Andrea, Agostino Tartaglia, Pasquale Gallo, Gennaro Sorrentino, Ignazio Piscitelli ed Espedito Abate. E ancora, a procurare la sostanza stupefacente all'organizzazione di Fedele figurano anche Carlo Barra e Anna Monti.
Coinvolti nel narcotraffico anche Luisa Pirozzi, Luigi Cavuoto e Romualdo Di Lanno. Infine, chi era materialmente a gestire lo spaccio di droga ai clienti in maniera capillare zona per zona erano: a Minturno Domenico Castaldi, Mariano Palmieri, Alessio Carnevale, Massimo Di Toro, Umberto Somma, Angelo Fedele, Domenico Fimiani e Manuel Morlando; a Santi Cosma e Damiano Valentino Miosotis ed Erasmo Di Biasio; a Sessa Aurunca Bruno Ambrogioni; a San Giorgio a Liri Marco Oconi; a Sora Edmondo Cirfi; a Formia Salvatore Fustolo, Giovanni Pimpinella, Stefano Petricone e Marco Morabito; a Gaeta Stefano Usei ed Eric Di Biase; e a San Felice Circeo Gianluca Calisi. Altri nomi con ruoli di rilievo nello spaccio sono Antonio Di Rosa e Daniele Riso e, sempre nell'organizzazione, sarebbero stati impegnati Rosario Fedele e Giancarlo De Meo. Insomma, le ramificazioni dell'organizzazione partivano dal Golfo di Gaeta per arrivare al nord fino al Circeo, a est fino al cassinate e a sud fino all'alto casertano.
Giuseppe Mallozzi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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