Daini, il Parco lancia un nuovo allarme

Daini, il Parco lancia un nuovo allarme
2 Minuti di Lettura
Mercoledì 30 Dicembre 2020, 05:01
SABAUDIA
Se si attraversa la foresta demaniale del Parco Nazionale del Circeo, soprattutto nelle prime ore del mattino o a notte fonda, durante la giornata più di rado, è probabile che si possa assistere allo spettacolo di famigliole di daini lungo la carreggiate stradale che abbandonano il rifugio del bosco per cercare cibo che scarseggia. Uno spettacolo unico e meraviglioso se non fosse che la sovrabbondanza di questa specie sta creando problemi sia alla biodiversità della foresta che alla sicurezza stradale in particolare lungo la Migliara 53 che attraversa il bosco, la Migliara 54 o la Litoranea che lo costeggiano. Il Parco Nazionale del Circeo ha pubblicato i dati emersi dal monitoraggio della presenza di daini nella foresta demaniale del Circeo compiuto nell'estate 2020 tramite avvistamenti con termo-camera su transetti notturni. Al termine dell'analisi dei dati raccolti è emerso che gli esemplari presenti oggi nell'area protetta pontina sono 1.767. Nel 2015 erano stimati 1.268 capi. Questo significa che in soli 5 anni si è registrato un aumento pari al 39% della popolazione. Del futuro di questi splendidi animali si era tornato a parlare lo scorso novembre allorchè l'Ente Parco aveva parlato di «situazione allarmante» e della necessità «di interventi urgenti per la salute e la conservazione dell'intero ecosistema». I daini vennero introdotti negli anni '50 del secolo scorso e si sono poi moltiplicati fino a raggiungere i numeri attuali provocando, sempre secondo l'Ente Parco, «importanti danni al soprassuolo boschivo e alla rinnovazione forestale». In pratica poiché il numero degli esemplari è cresciuto così tanto in pochi anni si è verificata, a seguito della brucatura da parte degli stessi una «riduzione nella ricchezza delle comunità biologiche ed una perdita della qualità dell'habitat che può portare anche a diffuse estinzioni a scala locale di specie vegetali di pregio» e questo mette a rischio la sopravvivenza di «specie native tra cui la testuggine comune o testuggine di Hermann, l'istrice, il moscardino e, in particolare, la lepre italica». Nei mesi scorsi l'ipotesi di un piano di abbattimento degli ungulati aveva provocato non poche polemiche tanto che il Parco era stato costretto a promettere soluzioni non cruente come l'adozione da parte di aziende agri-turistico-venatorie. Ma se questo non dovesse bastare non si è escludono azioni più drastiche.
Ebe Pierini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA