«True Detective è geniale»

«True Detective è geniale»
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Giovedì 18 Settembre 2014, 05:54
L'EVENTO
Due poliziotti a convivere per seguire un'indagine lunga 17 anni. Che comincia una mattina del 1995 nella Louisiana, in quell'America del Sud, paludosa e puritana che non riesce a scrollarsi di dosso razzismo e pregiudizio. In un bosco che sembra stregato c'è una donna priva di vita. Nuda, inginocchiata, con un segno della cabala dipinto sulla schiena. Ha una corona di corna di cervo, le mani giunte a un tronco. Sembra la Venere del Botticelli al contrario, sdraiata, umiliata, sacrificata. E nei due detective provoca opposte emozioni. Il primo la studia con freddezza, la ritrae a matita su un blocco da disegno, intuisce immediatamente che si tratta di un rituale diabolico, l'altro è pietrificato dalla scena. La prima di True Detective, la serie della Hbo osannata da critica e premiata dal pubblico (12 milioni di spettatori a episodio), che giungerà in Italia il 3 ottobre su Sky Atlantic e che ieri è stata presentata in anteprima al Romafictionfest di Carlo Freccero.
Interpretata da due pezzi da novanta come Matthew McConeghy e Woody Harrelson, scritta da Nic Pizzolato e diretta da Cary Fukunaga, la serie è un capolavoro che non solo non ha nulla da invidiare al grande cinema autoriale, ma in alcune sequenze riesce addirittura superarlo (ricorda l'atmosfera di Mississippi Burning ma è più potente del lavoro di Alan Parker). E la conferma della perfezione quasi sbalorditiva, dei nuovi linguaggi, di una sceneggiatura impeccabile, asciutta, di una regia che orchestra a dovere il tessuto connettivo viene anche da un grande autore come Bernardo Bertolucci.
IL MAESTRO
«Da anni mi sono appassionato alle serie. Mi sono anche chiesto anche il perché. Mio padre mi raccontava le favole, che noi chiamavano seguiti, e io continuavo a volerne ancora. Poi sono arrivate le serie tv» dice il cineasta e aggiunge: «True detective mi ha ipnotizzato, i primi tre episodi mi sono sembrati geniali, un salto in avanti, come succede nel cinema quando un film lascia indietro tutti gli altri. Il titolo significa detective vero e quei due detective sono veri. Uno, McConaughy, ha l'aria esistenzialista, l'altro, Harrelson, è più terra terra, un praticone».
Questo lavoro rompe infatti qualunque schema e fa definitivamente saltare in aria i confini tra linguaggio cinematografico e televisivo. Con prodotti come questo per sminuire un film nessun critivo oserà più scrivere «troppo televisivo». Fantastici per idee, mezzi e attori questi americani e brava Sky che riesce a mettere le mani su serie come questa. E che ha anche prodotto la fiction migliore (da Quo vadis baby? a Gomorra passando per Romanzo Criminale).
LA POLITICA
Il Romanfictionfest ha presentato anche i primi due episodi di House of Cards 2 (da martedì 23 su Sky Atlantic). Ottimi telefilm, straordinari attori nel ruolo del diabolico vice presidente Underwood (Kevin Spacey) e Robin Wright nell'altro della sua degna consorte. E, come dice Freccero, il political sarà il genere di tendenza. Ma True Detective ha una marcia in più.
Micaela Urbano