Luca Sapio: il mio blues nato lungo il Tevere

Luca Sapio: il mio blues nato lungo il Tevere
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Martedì 16 Dicembre 2014, 06:01
MUSICA
Vorrei la pelle nera diceva una vecchia canzone che occhieggiava al potere contagioso della musica black. Luca Sapio, soulman romano cresciuto sulle rive del Tevere invece che del Mississippi, se non la pelle ha certamente il cuore nero, ma non rinnega il sangue italiano. Nella sua musica si sente il respiro di Otis Redding e si avverte la lezione di Robert Johnson, eppure Luca non rinnega la sua passione per la musica dei compositori italiani del cinema e per lo sperimentatore della voce Demetrio Stratos. Trentanove anni, un passato negli Area, poi nei Quintorigo, un suo pezzo, How did we lose it, singolo del suo primo album, è finito nella playlist di uno dei più celebri talk del mondo, il David Letterman show. «Fu una sorpresa - ricorda -. Il brano, poi, ha fatto il giro dei talk in mezzo mondo, tranne che in Italia». E' la solita storia: nemo profeta in patria. Ma Luca ha continuato a pestare la sua strada lastricata di blues. «Il mio - racconta - lo chiamerei italian soul style, il groove è quello della musica nera, ma la scrittura è assolutamente italiana».
Insomma un ibrido che lo ha portato a realizzare un secondo album, Everyday is gonna be the day, uscito quest'anno e registrato a New York negli studi di Thomas Brenneck, produttore di Mary J. Blidge. Nelle settimane scorse ha aperto in Europa i concerti di un'istituzione della black music, Sharon Jones con i Dap Kings: «Ripropongono i ritmi di James Brown con un'energia terrificante. Lei sul palco è scatenata, anche se sei mesi fa gli è stato asportato il pancreas. Mi ha fatto gran complimenti». Del resto Luca è cresciuto con quella musica: «Mio padre è un collezionista di black music. Da piccolo, guardavo i suoi dischi con grande curiosità, ma lui era molto geloso. Poi un giorno mi ha dato la possibilità di sentirli facendomi anche degli ascolti guidati». E domani? «Il titolo del mio album in italiano vuol dire Ogni giorno può essere il giorno giusto, se hai un obiettivo, non puoi non arrivare a raggiungerlo, anche se, ammetto, al rientro in Italia mi sono intristito, il paese quasi si compiace della sua latenza».
m.mol.