@anitaeusebi

1 Minuto di Lettura
Domenica 14 Dicembre 2014, 06:03
Queste sono parole di Mario Dondero. E anche queste: «Il colore distrae. Fotografare una guerra a colori mi pare immorale». Però, qualche foto non in bianco e nero c'è alla mostra di questo grande fotoreporter italiano, che si apre venerdì alla Terme di Diocleziano. E in questo luogo, uno dei più belli del mondo, si celebra un incontro quasi naturale. Che sarebbe potuto avvenire nel triangolo delle Bermuda, o in un qualsiasi atollo o in un angiporto nebbioso o solare, e invece si svolge a Caput Mundi. L'incontro tra Dondero, che avrebbe voluto fare il marinaio se non avesse fatto il fotografo, e Enrico Quell che è un navigatore dell'arte e un velista della creatività approdato su un terreno, quello dell'allestimento delle mostre, dove ha accumulato decenni di esperienze e di eccellenze. I capolavori fotografici sono di Dondero, la cura della mostra è di Quell e la non strana coppia sarà in scena da venerdì dove non c'è la barriera corallina e neanche l'atmosfera da Corto Maltese o da romanzo di Alvaro Mutis ma vabbè: c'è molto, ma molto, di più. Alle Terme di Diocleziano, attraverso le immagini scattate in giro per il globo da Dondero (la sua Parigi degli anni '60, l'Afghanistan della guerra e gli altri teatri di sofferenza e di speranza) e montate dalla mano sapiente di Quell (le Scuderie del Quirinale e il Palazzo delle Esposizioni portano anche la sua forma), si materializza l'unione tra Roma e il mondo. Insomma, si torna ai fondamentali.
mario.ajello@ilmessaggero.it