Così il progetto deragliò prima ancora di partire

Così il progetto deragliò prima ancora di partire
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Martedì 19 Gennaio 2021, 05:01
L'ANALISI
Non è stato nessuno, ma il danno compiuto alla città dodici anni orsono, quello rimane tutto. Nel giorno in cui il gup ha prosciolto tutti gli indagati della vicenda di Metrolatina, in attesa delle motivazioni della sentenza, vale la pena di mettere in fila le cose più incredibili che hanno caratterizzato l'iter di questo progetto. Un mix di intuizioni e scaltrezza al limite dell'azzardo, ma anche di forzature e di errori che hanno finito per farlo miseramente deragliare prima ancora di partire. Perché questo è il punto: la metropolitana di superficie per lo Scalo non è stata fatta perché non si poteva fare.
Di tutto ciò restano due cose. Primo: gli 81 milioni che il Cipe aveva concesso a Latina per realizzare l'infrastruttura e che non sono mai stati definanziati. Secondo: i vagoni costruiti in Francia prima ancora che venisse aperto il cantiere. Furono pagati 4 milioni di euro e da dieci anni sono abbandonati in un deposito dell'azienda francese che li aveva realizzati. Le due cose sono l'emblema di questo fallimento: nel momento in cui Latina ottenne il finanziamento di gran lunga più grande della sua storia non è stata in grado di utilizzarlo per un motivo molto semplice, perché il piano economico di gestione dell'infrastruttura non stava in piedi economicamente, si reggeva sulla pretesa solo supposta - che la Regione mettesse mano al portafoglio concedendo al capoluogo pontino un contributo annuale di svariati milioni di euro per rendere economicamente vantaggioso far andare avanti e indietro quei vagoni per via Epitaffio. La Regione, le carte lo provano, non si era mai impegnata in proposito. Non c'è un documento che lo attesti. L'allora commissario prefettizio Nardone, salito in comune dopo la sfiducia che aveva mandato a casa Vincenzo Zaccheo, non firmò le delibere che avrebbero impegnato l'ente per decenni e a quel punto il progetto andò in crisi. Le procedure di esproprio non sono mai state avviate e, rispondendo per mail, ai quesiti di MetroBugia l'allora dirigente del Comune Lorenzo Le Donne ammise che agli atti non risultava esserci neppure il progetto esecutivo dell'opera.
Oggi, come allora, ci si chiede come sia stato possibile che il Comune autorizzò il ministero dei Trasporti a pagare il primo stato avanzamento lavori per la costruzione dei vagoni, cosa non prevista in quel momento né dalla convenzione, né dal cronoprogramma. Fortuna volle, per le casse comunali e dunque per i cittadini, che il secondo fu bloccato in extremis.
E ora? Una domanda in tutti questi anni non ha trovato risposta: come usare gli 81 milioni? Il problema è che sono vincolati a quel progetto irrealizzabile e quindi, forse, non potremo usarli mai. Ma prima ancora vale la pena di chiedersi: ha senso una infrastruttura faraonica che collega la città alla sua stazione in 25 minuti, ovvero poco meno di quello che impiega il treno diretto a portarci nel cuore di Roma. Forse c'è c'è una cosa peggiore del non aver speso quegli 81 milioni di euro per la città: spenderli per un'opera che non era e non è al passo con i tempi.
Vittorio Buongiorno
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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