Un dolore composto, i volti rigati dalle lacrime, una rosa rossa consegnata a ciascuno dei partecipanti e alla fine un applauso interminabile, mentre i palloncini tricolori volano in cielo. Sonnino si è fermata per l'ultimo saluto a Vittorio Iacovacci, il carabiniere ucciso in Congo, e il borgo di Fossanova è stato invaso di amici, conoscenti, gente comune. La strada per arrivare piena di bandiere tricolori, le auto lungo la carreggiata, i parcheggi pieni già un'ora prima della cerimonia privata dopo le esequie di Stato. C'erano i vertici delle istituzioni pontine - dal prefetto Maurizio Falco al questore Michele Spina, dal sindaco del capoluogo Damiano Coletta al vice presidente della Provincia Domenico Vulcano - quelli dell'Arma in provincia, con in testa il comandante provinciale, colonnello Lorenzo D'Aloia e del 13° reggimento, dove Vittorio prestava servizio, colonnello Saverio Ceglie. Quindi rappresentante delle associazioni combattentistiche e d'arma, delle altre forze dell'ordine, dei vigili del fuoco e della protezione civile. Oltre 600 persone - in chiesa solo un centinaio per le norme anti covid - assiepate all'esterno dell'abbazia cistercense.
Un dolore palpabile e composto, fino a che la fidanzata non ha preso la parola alla fine della cerimonia.
Il colonnello Ceglie ha ricordato la «determinazione e l'impegno nelle molteplici attività» di Vittorio «era fiero della missione in Congo e al rientro sarebbe entrato nel Tuscania, il suo sogno». A portare i saluti a nome dei sindaci la consigliera dell'Anci Lubiana Restaini. Nel corso dell'omelia, invece, il vescovo Mariano Crociata aveva sottolineato: «Qualcuno deve spiegare, non solo quel che è successo, ma perché è successo. Non tocca a noi e non è questa la sede per trattare simili questioni, ma la domanda persiste e ci tocca intimamente, se un figlio di questa terra viene massacrato così come siamo stati costretti a vedere fino a poterne solo piangere. Le vittime di uno stato di cose profondamente iniquo e violento, interpellano soprattutto quelle coscienze e quegli organismi e istituzioni che lo tollerano o lo alimentano».
Giovanni Del Giaccio
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