Carabiniere ucciso in Congo, il dolore di Sonnino per Vittorio

La fidanzata di Vittorio durante il suo intervento
di Giovanni Del Giaccio
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Sabato 27 Febbraio 2021, 08:43 - Ultimo aggiornamento: 08:46

Un dolore composto, i volti rigati dalle lacrime, una rosa rossa consegnata a ciascuno dei partecipanti e alla fine un applauso interminabile, mentre i palloncini tricolori volano in cielo. Sonnino si è fermata per l'ultimo saluto a Vittorio Iacovacci, il carabiniere ucciso in Congo, e il borgo di Fossanova è stato invaso di amici, conoscenti, gente comune. La strada per arrivare piena di bandiere tricolori, le auto lungo la carreggiata, i parcheggi pieni già un'ora prima della cerimonia privata dopo le esequie di Stato. C'erano i vertici delle istituzioni pontine - dal prefetto Maurizio Falco al questore Michele Spina, dal sindaco del capoluogo Damiano Coletta al vice presidente della Provincia Domenico Vulcano - quelli dell'Arma in provincia, con in testa il comandante provinciale, colonnello Lorenzo D'Aloia e del 13° reggimento, dove Vittorio prestava servizio, colonnello Saverio Ceglie. Quindi rappresentante delle associazioni combattentistiche e d'arma, delle altre forze dell'ordine, dei vigili del fuoco e della protezione civile. Oltre 600 persone - in chiesa solo un centinaio per le norme anti covid - assiepate all'esterno dell'abbazia cistercense.

Un dolore palpabile e composto, fino a che la fidanzata non ha preso la parola alla fine della cerimonia.

Lì è stato impossibile trattenere le lacrime, mentre Domenica andava avanti con la voce rotta dal pianto parlando del «compagno straordinario con il quale avevamo immaginato una vita insieme meravigliosa» ma anche il «figlio e fratello esemplare», l'uomo che «con il suo sorriso, i suoi occhioni, la sua grande voglia di fare e l'altruismo è stato di esempio per molti». Un carabiniere modello che non amava parlare del suo lavoro «solo che a me - ha detto ancora Domenica - bastava guardarti per capire che eri fiero di ciò che facevi, mi hai dato tanto, hai commosso il mondo, questo è solo un arrivederci a te, guerriero, che sarai la nostra scorta armata nei cieli». Infine una promessa: «Quel tricolore che amavi tanto sventolerà sempre al nostro fianco, te lo prometto».


Il colonnello Ceglie ha ricordato la «determinazione e l'impegno nelle molteplici attività» di Vittorio «era fiero della missione in Congo e al rientro sarebbe entrato nel Tuscania, il suo sogno». A portare i saluti a nome dei sindaci la consigliera dell'Anci Lubiana Restaini. Nel corso dell'omelia, invece, il vescovo Mariano Crociata aveva sottolineato: «Qualcuno deve spiegare, non solo quel che è successo, ma perché è successo. Non tocca a noi e non è questa la sede per trattare simili questioni, ma la domanda persiste e ci tocca intimamente, se un figlio di questa terra viene massacrato così come siamo stati costretti a vedere fino a poterne solo piangere. Le vittime di uno stato di cose profondamente iniquo e violento, interpellano soprattutto quelle coscienze e quegli organismi e istituzioni che lo tollerano o lo alimentano».
Giovanni Del Giaccio
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