Bollette insolute per 33 milioni ma la tariffa non aumenterà

Bollette insolute per 33 milioni ma la tariffa non aumenterà
3 Minuti di Lettura
Giovedì 6 Maggio 2021, 05:01
SERVIZIO IDRICO
Nessun aumento della tariffa idrica per il 2022-23. E questo a fronte di una richiesta di riconoscimento di un insoluto (evasione pregressa nel pagamento delle bollette) di circa 33 milioni di euro da spalmare in quattro anni che sarebbe stata avanzata dal gestore del servizio idrico nell'Ato4, Acqualatina. Richiesta che però la segreteria tecnica operativa dell'Ato4 avrebbe accolto solo in parte, riconoscendo circa 9 milioni di euro, sempre da spalmare in quattro anni, ma solo a patto che il gestore attivi effettive azioni di recupero dell'insoluto. Il mancato aumento delle tariffe sarebbe poi compensato recuperando fondi su altri fronti. Sono queste tutte le ipotesi sul tavolo del confronto tra Sto e gestore, in atto in queste settimane, che porteranno al varo dei documenti, non ultima anche la definizione del valore degli investimenti.
IL CANONE
A non incidere sulla tariffa è invece un altro tema, al centro della principale delibera approvata ieri dalla Conferenza dei sindaci dell'Ato4 con voto contrario di Bassiano e Ponza e l'astensione di Cisterna: decine di milioni di euro di canone concessorio in ballo in dieci anni, che ora saranno restituiti solo dai Comuni detentori di quote societarie di Acqualatina e sulla base di queste: «Non una sanatoria, bensì una corretta ripartizione dei canoni» l'ha definita il dirigente della segreteria tecnica operativa, Umberto Bernola. L'atto è relativo agli anni dal 2003 al 2013, decennio in cui è capitato che «anche i Comuni che non hanno la quota di capitalizzazione hanno loro assegnata tale quota da fatturare al Gestore e si verificano inoltre casi a vantaggio di alcuni Comuni e danno per altri», come recita la relazione di Bernola.
COME FUNZIONA
Il canone viene riconosciuto ai Comuni per gli impianti affidati ad Acqualatina, e ricade in tariffa. La convenzione stabilisce anche che i Comuni avrebbero restituito con il canone di concessione alla Provincia di Latina i ratei dei mutui contratti dall'ente di via Costa con Cassa depositi e prestiti per coprire la quota di capitalizzazione societaria di parte pubblica (per un importo di 13.485.722 euro) in ragione di 1.549.371 euro annui, detratte le spese di funzionamento della Sto. Ogni Comune avrebbe contribuito in base alla popolazione, basandosi sul presupposto che tutti i Comuni entrassero nella capitalizzazione societaria, cosa che però non avvenne: Bassiano, Pontinia e Ponza infatti non entrarono e le loro quote furono assegnate ad altri Comuni, «con un ulteriore non noto criterio». Vi sono poi state altre distorsioni, per altri Comuni che hanno pagato quote di capitalizzazioni in più, e altri ancora che non avevano ceduto gli impianti pur avendo assegnata la quota. Dura la critica del sindaco di Bassiano, Domenico Guidi che ha ancora una volta evidenziato «l'incertezza sull'esito del mutuo contratto con la Depfa Bank», e ha chiesto il rinvio della seduta. Secondo il presidente della Provincia Carlo Medici, invece, «ora è stata fatta chiarezza sui rapporti tra la società e il gestore». Approvato anche il valore residuo, circa 1 milione di euro (che andrà nel prossimo aggiornamento tariffario) da riconoscere al gestore uscente del servizio a Sabaudia, la convenzione per lo scambio delle banche dati utenti tra Comuni e gestore (fortemente criticata da Guidi, che l'ha definita «Grande fratello con cui vessiamo gli utenti», mentre per Carlo Medici «tuteliamo gli utenti onesti), e la nuova carta dei servizi, elaborata dalla Sto insieme all'Otuc (organismo di utenti e consumatori), che aggiorna il vecchio documento alle nuove norme.
Andrea Apruzzese
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA