Caso Vannini, la chiave è la Giorgini

La famiglia Ciontoli con Viola Giorgini al centro e Marco Vannini seduto davanti alla torta
di Emanuele Rossi
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Mercoledì 17 Giugno 2020, 17:17
Il conto alla rovescia è scattato. L'8 luglio si ritornerà in aula per il processo bis su Marco Vannini. E già emergono indiscrezioni sulle richieste dei legali della parte civile. Come quelle di poter riascoltare in Appello personaggi chiave dell'inchiesta sull'omicidio del 20enne di Cerveteri. Un nome su tutti: Viola Giorgini. La donna è la fidanzata di Federico Ciontoli, figlio di Antonio, il sottoufficiale della Marina con un ruolo nei servizi che si è attribuito la responsabilità dello sparo costato la vita a Marco Vannini la notte del 18 maggio 2015. Viola Giorgini era stata prima indagata. L'accusa ipotizzata dal pm di Civitavecchia, Alessandra D'Amore, era di omissione di soccorso, la pena richiesta, 3 anni di carcere. La Corte d'assise di Roma l'aveva assolta, così come i giudici di secondo grado. Ora invece non è escluso possa essere riascoltata almeno come persona informata sui fatti. In questo caso, non essendo né indagata e né imputata, non potrebbe mentire ai togati. C'è una intercettazione ambientale molto dubbia, registrata il 18 maggio nella caserma dei carabinieri di Civitavecchia. Ho parato il culo anche a te, si era rivolta così al suo fidanzato Viola Giorgini uscendo dalla stanza dopo il colloquio con gli investigatori. Cosa voleva dire veramente? Giorgini era presente nella villa di via De Gasperi a Ladispoli quando Marco fu colpito dal proiettile esploso dalla calibro nove. Ma aveva sempre negato di fronte alla Corte di essere a conoscenza del proiettile. «Mi fidai di Antonio, disse che era partito un colpo per una bolla d'aria rimasta nella pistola. Non sapevo che Marco era stato ferito da un'arma», questa la deposizione di Giorgini in aula.
I riflettori sono accesi anche su un'altra persona. Si chiama Maria Cristina Imperato ed era la vicina di casa dei Ciontoli. Non venne mai ascoltata dai carabinieri di Civitavecchia e Ladispoli e, secondo gli avvocati dei Vannini, potrebbe fornire la sua testimonianza. «Stiamo lavorando su tutto ciò che potrebbe interessare l'Appello-bis. Non lasciaremo nulla al caso», risponde Celestino Gnazi, il legale dei genitori della vittima. Tanti, troppi dubbi sulla vicenda. Marco Vannini è stato davvero colpito in bagno? Perché la casa non è stata mai sequestrata dagli inquirenti? L'elenco dei misteri è lungo. Il luminol per rilevare le tracce ematiche non è stato effettuato. Stesso discorso per la riproduzione dello sparo che generò un suono di almeno 130 decibel, come confermato anche da Luciano Garofano, perito dei Vannini ed ex generale dei Ris.
Dai documenti relativi ai tabulati telefonici richiesti dalla magistratura dopo il decesso del ragazzo, risulta che Antonio Ciontoli fu intercettato la prima volta alle 22.29 del 18 maggio. Oltre due ore dopo il resto dei suoi familiari. Perché? Indagini approssimative o no, partirà l'appello-bis come sancito dalla Cassazione lo scorso 7 febbraio. Rischia 14 anni di carcere per omicidio volontario con dolo eventuale un'intera famiglia. Non solo l'ex 007, anche la moglie Maria Pezzillo e i figli, Martina e Federico, tutti presenti la sera dello sparo.
 
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