Il mafioso, condannato anche per omicidio, fa causa all'Inps per la pensione revocata

Il mafioso, condannato anche per omicidio, fa causa all'Inps per la pensione revocata
di Gianluca Amadori
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Venerdì 12 Marzo 2021, 09:04

Una legge dello Stato stabilisce che a mafiosi e terroristi devono essere revocate le prestazioni assistenziali erogate dall'Inps. Ma la Corte d'appello di Venezia ha deciso di investire la Consulta per sapere se sia costituzionalmente legittimo applicare tale revoca anche in relazione a fatti commessi e a sentenze di condanna penale pronunciate prima dell'entrata in vigore della norma. Il singolare caso è stato sollevato qualche giorno fa dalla Sezione lavoro della Corte lagunare, presieduta da Gianluca Alessio, nel corso di un procedimento che riguarda un collaboratore di giustizia, condannato per omicidio, associazione per delinquere di stampo mafioso ed altri reati, il quale usufruisce di un assegno di invalidità civile. Sulla base di quanto prevede la legge Fornero, approvata nel 2012, l'Inps ha deciso di revocare tale prestazione in quanto l'articolo 2, comma 58, così stabilisce a carico delle persone condannate per reati gravi, collegati in particolare al terrorismo o ad associazione di stampo mafioso.


IL RICORSO

Il pentito, assistito dallo studio Borile, si è prima opposto in via amministrativa, senza risultato; quindi ha impugnato il provvedimento dell'Istituto di previdenza di fronte al Tribunale competente per territorio, quello di Rovigo, il quale ha accolto il suo ricorso ritenendo «che la prestazione in godimento all'assistito, prevista dall'art.13 della legge n.118 del 1971 non fosse fra quelle oggetto della prevista revoca». Contro la decisione dei giudici polesani ha fatto ricorso a sua volta l'Inps, patrocinato dall'avvocato Aldo Tagliente, con l'obiettivo di ottenere una decisione favorevole all'Istituto di previdenza.

Il legale ha ammesso che la legge Fornero fa esplicito riferimento a indennità di disoccupazione, assegno sociale, pensione sociale e pensione per gli invalidi civili tra le prestazioni che devono essere revocate nel caso di persone condannate per gravi reati, aggiungendo però che per estensione deve essere ricompreso anche l'assegno di invalidità civile perché rientra nella logica della norma. 


LA NORMA

La Corte di appello di Venezia, con un'ordinanza emessa nei giorni scorsi, premette di non essere d'accordo con la decisione del giudice di Rovigo, in quanto la legge Fornero, nello stesso comma 58, precisa che la revoca riguarda tutti i trattamenti previdenziali a carico degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza, ovvero di forme sostitutive, esclusive ed esonerative delle stesse. E dunque anche l'assegno di invalidità civile deve essere ricompreso.


LA CONSULTA

I giudici, però, si sono posti un ulteriore problema: ovvero se sia costituzionalmente legittimo applicare una norma di legge in relazione a reati e condanne penali (presupposto che la sanzione accessoria) che risalgono ad un periodo precedente all'entrata in vigore della legge.  Secondo la Corte lagunare una tale applicazione retroattiva potrebbe porsi in violazione degli articoli 25, comma 2, e 117 comma 1 della Costituzione. Di conseguenza hanno sospeso la definizione del giudizio in corso, in attesa che la Consulta si pronunci.
Il collaboratore di giustizia, un tempo appartenente al clan dei casalesi, è stato condannato in via definitiva a 30 anni di reclusione per gravi reati di mafia.

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