Ora Covid-19 si sta comportando come uno stress-test non solo per la sanità, ma anche per l’economia e il lavoro. Ma se c’è una cosa positiva in questo virus «è che ha fatto partire le ricerche multidisciplinari» dice la virologa che ha rimesso in fila tutte le caratteristiche che finora il Coronavirus ci ha fatto vedere. «Nelle donne c’è una forte resistenza a sviluppare la forma più grave della malattia - spiega Capua - ed è una patologia delle città dove ci sono molte persone, trasporti e inquinamento». Pur avendo «un’energia negativa e distruttiva ha anche degli aspetti positivi, un’energia buona che ha permesso di avere aria più pulita ovunque, anche in Veneto e in Pianura Padana». Da qui, allargando il raggio, dovrebbero essere coinvolti negli studi gli esperti di inquinamento per vedere quanto le polveri sottili possono aver influenzato nella sua diffusione. La virologa avvisa anche che potrebbe essere «still over», non ancora finito perché il virus è già stato passato ad altre specie animali, un aspetto quindi da approfondire con gli esperti del settore. Ha poi annunciato uno studio sulla resilienza della natura che sta conducendo con il Fai e l’impegno a creare una «convergenza interdisciplinare» grazie anche a una piattaforma del Cern.
Quanto alle riapertura di questi giorni spiega che «non ci sono evidenze per dire che il virus sia ora meno aggressivo». Non sono le regole che tengono lontano il Coronavirus, ma il comportamento dei singoli. E una regola valida per tutti e ovunque non esiste. Capua fa un esempio: «Mia mamma che abita a Mestre non può avere le stesse restrizioni mie che ho 54 anni - spiega - quindi se una persona è a rischio per età o patologie, almeno fino a luglio non può riprendere una vita normale. Non serve tenere sotto controllo gli asintomatici, bisogna proteggere le persone a rischio e in questo i medici hanno un ruolo fondamentale».
r.ian.
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