Addio all'Antica Carbonera di Venezia: «In 16 mesi abbiamo fatto 30 coperti, chiudiamo dopo 127 anni» Foto

Addio all'antica Carbonera di Venezia: «In 16 mesi abbiamo fatto 30 coperti, chiudiamo dopo 127 anni»
di Tullio Cardona
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Mercoledì 10 Marzo 2021, 09:51 - Ultimo aggiornamento: 13:19

VENEZIA - Dove faceva sfoggio il vetusto legno, nella sala da pranzo, del veliero della principessa Sissi, ora c'è un cumulo di casse dei vini e attrezzature da portar via. Questo è quanto rimane dell'Antica Carbonera, annoverato fra i ristoranti storici italiani e fra le più antiche locande nate sulla riva del Carbon, dove le zattere colme di carbone si fermavano per distribuirlo. L'Antica Carbonera era uno di quei depositi, in calle Bembo, al civico 4648 di San Marco, accanto al teatro Goldoni. Poi, dal 1894 è diventato ristorante, raggiungendo i vertici della buona cucina veneziana ed accogliendo Vip ed artisti come Zucchero, Natalino Balasso, Fabrizio De Andrè, Angela Finocchiaro e John Malkovich. L'antica Carbonera chiude per sempre, almeno nel luogo storico che l'ha vista nascere e crescere. Venezia perde un altro pezzo della sua vita e della sua storia. I titolari Andrea Michielazzo e la moglie Barbara non ce la fanno più ed il 30 di marzo riconsegneranno le chiavi al proprietario dei muri, ovvero un privato di Mestre. 

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ARREDI UNICI

I Michielazzo stanno svuotando tutto ed ogni cassa ha il sapore delle tante giornate vissute nei 17 anni di lavoro in quel locale, intenti a migliorarlo e a promuoverlo.

La sala centrale conservava arredi unici: gli interni erano quelli dello yacht Miramar appartenuto a Francesco Giuseppe II e alla principessa Sissi. I pannelli ed i separé provenivano dal legno della sala da pranzo, mentre i tavoli ed i pavimenti rialzati erano stati tratti dall'albero maestro del veliero. Dopo la fine della Grande Guerra, infatti, il lussuoso vascello fu venduto a Venezia in pezzi separati. «I legni storici verranno portati a Bergamo, da un antiquario racconta Andrea, 53 anni Non lavoriamo più dal novembre del 2019: prima per l'acqua alta e poi per la pandemia. In due anni avremo fatto sì e no 30 coperti. L'affitto mensile era di 11mila euro. Durante il lockdown il proprietario ha abbassato la pigione a 6mila euro, ma appena il Veneto è tornato zona gialla ha preteso l'affitto per intero. Ripeto, non si lavora. Altri ristoranti hanno più fortuna, perché situati in zone della città dove ancora ci sono residenti che, anche se in forma ridotta, possono frequentare i locali. Qui, in zona San Luca e fino a Piazza San Marco non abita quasi più nessuno». «I ristori sono stati insufficienti: appena 20mila euro, che certo non sono bastati a farci continuare l'attività; peraltro qui dentro lavora anche mia moglie, così il nostro reddito familiare è sceso a zero. Nessun ente pubblico, dalla Regione al Comune, ha fatto qualcosa, perciò la chiusura è stata purtroppo una scelta obbligata. Mi addolora, perché, oltre a mia moglie, il terzo socio era mio fratello Enrico, morto in un incidente stradale. Entrambi credevamo nell'Antica Carbonera e sono stati spesi 300mila euro per ristrutturarne gli interni». 

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I RICORDI

«Ero io a procurare le materie prime conclude Andrea sia i funghi di montagna, che il pesce, oltre ai mitili e ai bruscandoli e ai carletti. Sono stato sempre attento alla freschezza dei prodotti. Con il baccalà ho vinto un importante premio. Ho sempre puntato sul fascino del locale e sul gusto, con pietanze di una cucina tipicamente veneziana. Amo tantissimo Venezia e vorrei aprire un ristorante sempre in città. Intanto ho staccato e porto con me l'insegna dell'Antica Carbonera, considerato il fatto che sono il proprietario della licenza. Ma questa cara Antica Carbonera è morta per sempre». 

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