La crisi morde, ora le famiglie rinunciano alle cure del dentista

Un friulano su cinque rinuncia alle cure del dentista
di Lisa Zancaner
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Lunedì 1 Marzo 2021, 06:00

UDINE - La crisi economica dettata dalla pandemia morde. E si rinuncia a molto, anche alla salute. Se rimandare o dire “no” a certe prestazioni è il risultato di un certo timore ad accedere alle strutture sanitarie, la rinuncia alle cure odontoiatriche ha come causa principale la difficoltà economica che sta attanagliando numerose famiglie. Già durante la precedente crisi economica si era registrato un calo di accessi, ma mai, dicono gli addetti ai lavori, come oggi. Il 20%, un cittadino su 5, rinuncia al dentista. 
ODONTOIATRI
«I pazienti rinunciano a causa dell’incertezza economica – spiega il neopresidente della commissione odontoiatri dell’Ordine dei medici di Udine, Giandomenico Barazzutti -. Purtroppo sono dati preoccupanti: la salute orale rappresenta un’arma per contrastare i virus e anche il Covid. Una buona igiene orale, correlata a controlli costanti e alle cure da effettuare, rafforza anche il sistema immunitario». E saltare visite e controlli può comportare in futuro maggiore dispendio economico: «Non sottoporsi a un controllo può comportare problemi che, nel tempo, vengono a costare di più sia in termini di salute sia economici». Ma oggi molte famiglie devono fare i conti con lavori persi e ristori che tardano ad arrivare. Non si rinuncia solo a un pranzo o a una gita fuori porta, ma anche all’essenziale. E, se ci sono figli, si predilige spendere per la loro salute. «Nelle famiglie si vede questo fenomeno – precisa Barazzutti – si portano i figli dal dentista e magari i genitori rinunciano a un controllo. È la prima volta che si vede questo calo. Anche la crisi economica precedente non era stata avvertita in questi termini e credo che questo sia dovuto proprio al clima d’incertezza. In questo inizio 2021 questa situazione sta leggermente rientrando, ma ci vorrà del tempo». Un tempo che è cambiato per tutti, anche per questi specialisti alle prese con dispositivi di protezione e continue sanificazioni per garantire la massima sicurezza. Questo è un concetto che gli odontoiatri tengono a sottolineare. «Ci stiamo avvicinando al 100% di copertura vaccinale sia per i medici sia per il personale di studio, dagli assistenti agli amministrativi», sostiene Barazzutti. 
MOBILITAZIONE
E questo grazie alla mobilitazione partita proprio dal Friuli Venezia Giulia, attraverso l’interessamento dell’ex presidente Giovanni Braga, che aveva rilevato come gli odontoiatri fossero all’inizio rimasti fuori dalle categorie prioritarie per ricevere il vaccino. L’iniziativa era stata accolta dai vertici regionali che erano intervenuti sul ministero per risolvere la “dimenticanza”. Appena scoppiata la pandemia, gli ambulatori garantivano soltanto le urgenze indifferibili come richiesto dal ministero della Salute, sebbene i professionisti fossero dotati di tutti i dispositivi di sicurezza e provvedessero a sanificazioni costanti. 
IL TRIAGE
Da maggio 2020 l’attività ha gradualmente ripreso con ulteriori protocolli di sicurezza: «Noi eseguiamo sempre il triage, sia telefonico nel giorno antecedente all’appuntamento sia di persona, e utilizziamo tutti i dispositivi di protezione individuale e tutto questo ci aiuta a difenderci da un possibile contagio», spiega il presidente.

In caso di triage non completamente superato, che succede? «Se abbiamo un minimo dubbio, allora si rimanda l’appuntamento», chiarisce il rappresentante della categoria che rimarca come l’accesso agli ambulatori sia limitato a un numero contingentato di persone. Se invece le risposte telefoniche al triage risultano negative, «il giorno dell’appuntamento il paziente viene nuovamente sottoposto a triage, questa volta per iscritto, alla misurazione della temperatura, al lavaggio delle mani, poi viene invitato a riporre tutti i propri oggetti in una borsa individuale e monouso. Solo successivamente può accedere all’area operativa dove vigono rigidi protocolli basati sull’evidenza scientifica». In caso di paziente sospetto che però necessiti di un trattamento urgente e non rinviabile, «oltre a tutte le misure già elencate, si visita il paziente solo a fine giornata, in modo che sia l’unico presente in studio, oltre al personale sanitario».

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