Proteste e video dei no vax sotto casa di Zaia, per il pm non ci sono minacce: «Ed è un personaggio pubblico»

Luca Zaia
di Alda Vanzan
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Martedì 26 Ottobre 2021, 08:48 - Ultimo aggiornamento: 27 Ottobre, 08:10

VENEZIA - Un personaggio pubblico può lamentarsi se qualcuno gli si presenta sotto casa per contestarlo? E se poi diffonde sui social il filmato mostrando a tutti come arrivare da lui? Ieri è successo al governatore del Veneto Luca Zaia, domani potrebbe capitare a un altro politico o amministratore, al segretario di un sindacato, a un luminare della scienza: trattandosi di persone note, si dà per scontato che la gente conosca dove abitano. E se il dissenso rientra nella «libera e inviolabile manifestazione del pensiero», è ammesso. Ricordate i video registrati davanti alla casa di Zaia lo scorso dicembre, pochi giorni prima di Natale? Quelli con la colonna sonora del Padrino e le indicazioni stradali per raggiungere il posto? Quelli con le critiche sugli interventi contro la pandemia? Ecco, era ed è tutto in regola.
È quanto sostiene il dottor Christian Del Turco, pubblico ministero della Procura della Repubblica presso il tribunale di Venezia, che ha chiesto al giudice per le indagini preliminari di disporre «l'archiviazione» del procedimento aperto nei confronti di Francesco Fella e Roberto Bissolo.
Sotto accusa erano due video. Il primo mostra Fella che si fa riprendere mentre citofona alla casa del governatore: «Vorrei lasciare un messaggio al signor Zaia». Seguono quattro minuti e mezzo di farneticazioni e proclami: «Noi ti abbiamo votato e siamo tuoi elettori per avere autonomia e indipendenza, non per sottometterci a Roma». L'uomo cita «affitti e bollette», mescola «Monti e Galan», parla di «dozzine di ospedali chiusi per favorire i privati», definisce «inutili» vaccini e tamponi, accusa il presidente della Regione di essere «un traditore» e di fare «il gioco delle multinazionali». Fino all'appello: «Imprenditori veneti, operai, disoccupati: non suicidatevi. Se avete un problema, venite a parlare direttamente a casa dei politici».
L'indomani, un altro video che riporta il seguente invito: Per Natale, portate un Caloroso Saluto al Vostro Pastore Luca Zaia. Il sottofondo musicale è la colonna sonora de Il Padrino. Le riprese mostrano il percorso da compiere per arrivare a casa di Zaia: l'uscita dall'autostrada, le strade, i negozi con le insegne, l'edificio, i campanelli. Roberto Bissolo lo posta su Facebook il 16 dicembre.
Scatta la querela.

Solo ora si è saputo che il pm ha chiesto l'archiviazione. I motivi?


LA RICHIESTA

Dice il pubblico ministero che il contenuto delle dichiarazioni riportate nei video pubblicati su Facebok e in una chat di Telegram «non è lesivo dell'immagine o della dignità del querelante e nemmeno presenta prospettazioni di mali ingiusti tali da integrare il reato in epigrafe». Il reato ipotizzato era quello contemplato dall'articolo 338 del codice penale, violenza o minaccia ad amministratori per impedirne o turbarne l'attività. Poi c'era il 110 del codice penale per il concorso. Per il magistrato «la condotta degli autori del video rappresenta una libera e inviolabile manifestazione del pensiero» e «l'invito a manifestare pubblicamente il dissenso rispetto alle scelte politiche del Presidente della Regione, finanche in prossimità dell'abitazione di questi, non consiste di per sé in un'istigazione a compiere attività delittuose». Anche perché, rimarca il pm, «l'ubicazione della privata dimora del Presidente della Regione Veneto, proprio in quanto tale», è «circostanza nota».
Insomma, siccome tutti sanno o dovrebbero sapere dove abita Zaia in quanto governatore, il fatto di andare a esternare il proprio dissenso sotto casa sua è assolutamente lecito. Di qui la richiesta di archiviazione al gip.

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