Truffe, lesioni, rapine e mai un soldo dichiarato: «C'è solo un modo per bloccarli»

Il colonnello della Guardia di finanza Francesco De Giacomo
di Lina Paronetto
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Domenica 20 Giugno 2021, 09:26 - Ultimo aggiornamento: 17:25

TREVISO - È la seconda volta in pochi mesi che la guardia di finanza di Treviso esegue un sequestro di beni in base alla normativa antimafia. Grazie al software Molecola, le Fiamme gialle sono in grado di acquisire e incrociare tutti i dati necessari a tracciare il “ritratto” di soggetti ritenuti pericolosi a livello sociale, di cui è possibile - spiega il comandante provinciale, colonnello Francesco De Giacomo –  confiscare il patrimonio.

In questo caso è stata applicata la normativa antimafia. Per quale motivo?
«Si tratta di una normativa particolarmente incisiva, parliamo del codice antimafia, che contrariamente a quanto si può pensare non va a colpire solamente soggetti mafiosi, ma anche individui socialmente pericolosi.

Concetto che va a individuare persone abitualmente dedite ad attività illecite o che vivono abitualmente, in tutto o in parte, con i proventi di attività illecite».


E una volta delineate queste caratteristiche?
«Individuata la pericolosità sociale, si va a cercare il patrimonio di questi soggetti e a calcolare se è o meno proporzionato, coerente rispetto ai redditi che dichiarano o all’attività economica che svolgono».


Per quanto riguarda questo cittadino, cosa è risultato?
«Non avendo lui mai dichiarato alcun reddito né mai svolta alcuna attività, tutto il patrimonio in suo possesso può essere considerato sproporzionato e quindi sequestrato ai fini della successiva confisca».


La villa e la liquidità che fine faranno?
«Dopo il sequestro anticipato, finalizzato a evitare che questi beni vadano dispersi, sarà confiscato dallo Stato nel caso in cui l’uomo non provi la legittima provenienza dell’immobile e delle disponibilità finanziarie. Si tratta di una fase successiva, che prevede un contraddittorio in tribunale secondo la norma dell’inversione dell’onere della prova. Vale a dire che è il cittadino a dover dimostrare la lecita provenienza dei beni. Se questo non avviene, vengono acquisiti dallo Stato».


Quali precedenti ha il 55enne?
«Diversi, dalla truffa all’insolvenza fraudolenta, dalle minacce alle lesioni fino alla rapina. Ci risultano anche condanne in via definitiva: un profilo ampio e variegato».


Perché è importante privare questi soggetti del loro patrimonio?
«La filosofia della confisca si può riassumere con uno slogan: “Delinquere non paga”. Lo Stato, l’autorità giudiziaria, le forze di polizia hanno la capacità investigativa per individuare i patrimoni dei soggetti che delinquono, sottrarli ed evitare che colgano i frutti delle loro attività illecite».


In questo modo si “spuntano le armi” a questi individui?
«Sottraendo loro quella che potremmo definire la linfa vitale per perpetrare le loro attività, vale a dire i loro beni e il denaro, si impedisce che possano continuare nella loro condotta criminale».


Lei è al comando della Guardia di Finanza di Treviso dal settembre 2020. In che stato di “salute” ha trovato la Marca rispetto al fenomeno della criminalità organizzata?
«Decisamente diverso rispetto ad altre latitudini. Qui c’è un tessuto sociale ed economico forte, che resiste alle infiltrazioni. Ci sono buone sinergie tra società civile e istituzioni, prefettura, forze di polizia, autorità giudiziaria. La capacità di resistenza è elevata, ma ciò non significa che non si debbano sempre tenere gli occhi aperti per evitare di trovarsi di fronte al fatto compiuto, a infiltrazioni già avvenute, e poi si debba intervenire per reprimerle». 

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