'Ndrangheta nella Marca, imprenditore costretto a svendere la sua villa veneziana

Villa Ducale a Mazzorbetto
di Maria Elena Pattaro
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Mercoledì 19 Gennaio 2022, 08:28 - Ultimo aggiornamento: 08:43

TREVIGNANO - Due trevigiani al centro dell’ultima inchiesta contro la ‘ndragheta. Da una parte Ilir Shala, 43 anni, kosovaro di Trevignano, accusato di usura ed estorsione aggravata dal metodo mafioso. Dall’altra Giuseppe Severin, 77 anni, di Paese, vittima della cricca criminale finita sotto la lente dalla Guardia di finanza di Mirano e dei carabinieri del nucleo Investigativo di Padova che ieri mattina, 18 gennaio, hanno eseguito quattro arresti. Entrambi imprenditori edili, anche se di “rango” diverso. Tutto ruota attorno a una villa, tanto appetibile per future operazioni immobiliari da finire al centro della nuova inchiesta. Si tratta di Villa Ducale, nell’isola veneziana di Mazzorbetto, che Severin sarebbe stato costretto a vendere a prezzo stracciato a Shala per saldare un debito da un milione di euro per un lavoro commissionato al kosovaro ma mai pagato. Il tutto sotto minaccia da parte di Antonio Genesio Mangone, braccio destro del boss ‘ndrino Sergio Bolognino. Ma andiamo con ordine. 

L’INCHIESTA
L’indagine culminata ieri mattina con le quattro misure cautelari e il sequestro della villa veneziana è una costola dell’indagine che nel 2019 aveva portato allo smantellamento del clan Bolognino, un’organizzazione criminale collegata alla cosca Grande Aracri della ’ndrangheta che tra Venezia, Padova e Vicenza riciclava il denaro frutto dei reati in Calabria, a suon di estorsioni e violenze. Le dichiarazioni di alcuni arrestati dopo il blitz del 2019 hanno permesso agli inquirenti di aprire un secondo fronte di indagini. Shala, 43 anni, imprenditore edile, già titolare della Shala Coperture di Asolo, si trova ora agli arresti domiciliari nella sua abitazione di vicolo dei Mille, a Trevignano.

Coinvolto già nel primo procedimento, aveva patteggiato per i reati fiscali e aveva subito anche uno stop all’attività di impresa per 12 mesi. Stavolta l’accusa è di usura ed estorsione aggravata dai metodi mafiosi. Al centro della nuova branca di indagine, dicevamo, c’è Villa Ducale, una villa veneta ora in abbandono nella zona nord della laguna. 

VILLA ESTORTA
La dimora apparteneva a Giuseppe Severin, imprenditore che ha concentrato la sua attività soprattutto nel campo dell’edilizia e dei rifiuti e che in passato è rimasto coinvolto in un’inchiesta relativa alla gestione illecita di rifiuti a Sacca San Mattia. Severin abita in centro a Paese, in un’altra bellissima villa in via Senatore Pellegrini, accanto al municipio. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti. Severin aveva un debito con Ilir Shala: il kosovaro avrebbe lavorato in subappalto in un suo cantiere senza poi essere pagato. Del credito da un milione di euro sarebbe venuto a conoscenza Mangone che si sarebbe quindi offerto come intermediario nella riscossione minacciando Severin e la sua famiglia. Per saldare il debito l’imprenditore di Paese avrebbe venduto a Shala la villa da 2 milioni di euro per soli 650mila. Il nuovo proprietario non aveva versato un centesimo, con la promessa di versare a Mangone la metà dell’incasso della futura vendita. A quel punto l’affare si era spostato in Svizzera con il tentativo di vendere l’immobile a un broker di Lugano. A Shala viene contestato inoltre di aver messo in piedi un’attività di usura con tassi al 200%. Le vittime gli avrebbero fatto delle fatture che lui avrebbe pagato con assegni salvo poi riprendere i soldi sotto banco e grazie a questo meccanismo abbattere anche i costi fiscali.

SINDACI PREOCCUPATI
«La Marca non è immune dai tentacoli della mafia. Adesso più che mai, con la crisi legata al Covid, imprenditori ma anche famiglie rischiano di cadere nella trappola di estorsioni e usura. Dobbiamo alzare la guardia - afferma Katia Uberti, sindaca di Paese -. Le aziende in crisi rischiano di finire nella rete delle mafie». Negli ultimi anni a Paese ci sono stati nuclei che hanno chiesto aiuto ai Servizi sociali dopo essere passati per le mani degli strozzini. «Dobbiamo alzare il livello di guardia - le fa eco Ruggero Feltrin, sindaco di Trevignano - Siamo un territorio ricco, che proprio per questo fa gola alle mafie. Sappiamo che la malavita organizzata sta cambiando pelle insinuandosi nel tessuto economico. Ed è per questo che dobbiamo vigilare». 
 

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