Ucciso dalla meningite a 22 anni, l'ultima telefonata dal letto: «Mamma, sto male»

Il lutto - Marco Innocente con la sorella Sara
di Lucia Russo
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Domenica 27 Marzo 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 28 Marzo, 08:34

TREVISO - Uno squillo sul cellulare. Un segnale d’aiuto lanciato dal 22enne, Marco Innocente, dalla sua camera alla mamma Sabina Dionese che stava facendo colazione con l’altra figlia Sara, venerdì mattina intorno alle 5, prima di andare al lavoro.

«Mi sono detta “Cosa vuole, perché mi chiama?”. Sono salita, ho aperto la porta della sua camera e l’ho visto ripercorre la donna - Era a letto, pallidissimo e pieno di macchie. Ho chiamato subito mio marito. Io stavo andando nel panico. Marco era cosciente, rispondeva. Gli facevo delle domande e lui mi parlava. Gli ho anche fatto una foto da mostrare ai medici perché avevo paura che quelle macchie andassero via prima che arrivassimo in ospedale. Pensavo si trattasse di un’intossicazione, di una forma di allergia, mai avrei pensato alla meningite. Mai. Lo abbiamo portato in ospedale ed è successo quello che è successo».

MALESSERE E NAUSEA

Sono nitidi e indelebili i ricordi degli ultimi istanti di Marco a casa, nella frazione di Salvarosa. Stava male già dal mattino del giovedì. Prima il sangue da naso che però non era un evento eccezionale per lui, era già capitato in passato a causa dei capillari deboli. Poi la nausea, i conati di vomito. La voglia di una bibita gassata per sistemare un po’ lo stomaco. E poi la fame.

«Ha cominciato a star male giovedì, si è buttato sul divano e aveva tre linee di febbre spiega la mamma - Diceva che aveva mal di testa, ma niente di che. Gli ho dato un Moment, ma gli avevo chiesto prima di mangiare qualcosa. Aveva preso un po’ di mela che poi ha subito rigettato. Abbiamo pensato fosse Covid, anche se era vaccinato con tutte e tre le dosi. Ma non si sa mai. Infatti gli avevo detto che sarei andata a prendere un tampone il giorno dopo. Poi sono uscita. Mi ha chiesto una Coca cola, gliel’ho portata a casa. Voleva mangiare un’arancia, aveva fame. Io gli ho consigliato qualcosa di secco. E allora si è indirizzato verso i crackers con  marmellata di mirtilli, me lo ricordo ancora».

L’ULTIMA PARTITA

Impossibile poi per un appassionato del pallone come Marco Innocente, perdersi la partita dell’Italia contro la Macedonia. Si è così seduto sul divano e ha guardato tutta la partita di calcio, fino alla fine, rimanendo deluso della performance della nazionale al pari degli altri tifosi italiani. «Poi è andato a letto ricorda  papà Dennis Innocente - Non stava bene ma nemmeno così male da farci preoccupare».

Marco è andato a letto portandosi dietro la bacinella perché nemmeno la Coca cola gli aveva fatto passare quel peso allo stomaco. «Aveva la febbre a 37.6 continua la mamma - Era andato a dormire con la bacinella vicino perché aveva paura di non riuscire ad alzarsi e voleva essere comodo. Io sono molto apprensiva, sin da quando erano piccoli, li portavo alla Guardia medica se stavano male. Ma la situazione non sembrava così preoccupante, non avremmo mai potuto immaginare». Dopo il risveglio traumatico, c’è stata la corsa all’ospedale. Dove la situazione è rapidamente precipitata. Il verdetto, una meningite fulminante di tipo batterico ha strappato la vita a quel giovane gioviale, cordiale e amato da tutti. Ora sono scattate le indagini dell’Usl per capire da dove sia partito il contagio. «Lui era molto schizzinoso, stava attento a tutto, si lavava le mani 70mila volte, apriva le porte con il gomito, era molto meticoloso. Ci teneva all’igiene personale, igienizzava sempre tutto -spiegano i genitori- Escludo categoricamente che abbia bevuto dal bicchiere di un altro, non lo avrebbe mai fatto. Non lo faceva nemmeno a casa. L’ipotesi per noi più probabile è che l’abbia preso in un locale dove le persone stanno ammassate. Escludiamo che possa averlo preso in palestra, la frequentava da poco ed è un posto molto controllato».

UN GATTO DI NOME HERNANDEZ

Marco Innocente era mosso dalle passioni. Su tutte, quella per il calcio e per il Milan. La sua cameretta è piena di poster e immagini dei suoi idoli alle pareti. Dentro i cassetti, le maglie del Milan con i nomi dei giocatori che hanno fatto la storia del Club al quale il 22enne era tesserato e con il quale andava a seguire tutte le partite. Una passione che lo aveva anche portato a dare al suo gatto nero con gli occhioni verdi, il nome dal suo giocatore del cuore, Theo Hernandez. «Ci interrogava sui nomi di allenatori e calciatori ma anche su come si passava da un campionato all’altro -spiega la sorella Sara, di 20 anni- Da piccoli eravamo molto attaccati, facevamo le feste a casa della nonna ed eravamo quelli che facevano confusione e disastri insieme. Poi con la crescita gli interessi sono cambiati, ma siamo sempre stati molto rispettosi l’uno nei confronti dell’altro. Eravamo uniti e c’eravamo». Venerdì sera gli amici di Salvarosa hanno fatto volare in cielo una lanterna per ricordare Marco e accompagnarlo in questo suo viaggio. Per la data dell’ultimo saluto bisognerà attendere lunedì quando sarà dato il via libera ma potrebbero indicativamente tenersi già nei primi giorni della prossima settimana. 

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