Deve rientrare da Londra per curare la leucemia: «Ma se va in quarantena perde il lavoro»

Deve rientrare da Londra per curare la leucemia: «Ma se va in quarantena perde il lavoro»
di Pio Dal Cin
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Martedì 12 Maggio 2020, 11:37
TREVISO «Mia figlia malata è bloccata a Londra. Prima dell'inizio dell'emergenza coronavirus tornava a casa ogni tre mesi. Si fermava giusto qualche giorno per ritirare le medicine che le servono per sopravvivere a una forma di leucemia (fortunatamente curabile con i farmaci), e sottoporsi alle visite di controllo. Ma ora è tutto bloccato a causa di una falla legislativa». È il pericoloso paradosso in cui è finita una studentessa 23enne trevigiana. A denunciare la situazione è la madre. «All'interno del Dpcm del 10 aprile c'è un articolo che prevede il transito veloce per comprovate esigenze lavorative pur dentro alle 72 ore, senza doversi sottoporre a quarantena. Cosa che però non sembra essere prevista per questioni di salute». 

LE DIFFICOLTA'
«Se mio figlia rientrasse da Londra per curarsi - prosegue il genitore -, dovrebbe sottoporsi ogni tre mesi ad una quarantena di alcune settimane che non può permettersi se vuole conservare il suo lavoro a Londra, che sta svolgendo da tre anni in modalità smart working per una grossa multinazionale assicurativa». Una situazione quella della giovane laureata, che di certo potrebbe essere comune ad altre persone che abbiano esigenza di rientrare in Italia per sottoporsi a delle specifiche cure che altrimenti in Paesi stranieri potrebbero non solo rivelarsi meno efficaci, vista la qualità della nostra sanità che in questo periodo di emergenza legato al Coronovirus ha dimostrato il suo valore, ma addirittura costosissime. 

COSTI ALTISSIMI
«Le medicine per mia figlia costano mille euro ogni tre mesi. È solo tornando in Italia che può curarsi adeguatamente - continua la madre, angosciata per l'impossibilità di rientro del proprio congiunto -. Ho dovuto spedirgli le medicine tramite un corriere, ma come farà per la visita di controllo che per lei è di vitale importanza? La donna spera che la situazione possa risolversi nelle prossime settimane, ben sapendo che per la figlia tornare a casa ed assentarsi tanto tempo dal lavoro, le costerebbe di certo il posto. 

L'APPELLO
La donna ha anche contattato l'azienda sanitaria per chiedere se non vi fossero altre strade da percorrere, ma anche la direzione dell'Usl le avrebbe confermato che, per chi rientra dall'esterno, non vi sono altre possibilità: quarantena obbligatoria, come disposto dal Dpcm. La madre della 23enne si è quindi rivolta alla Prefettura di Treviso e alla stessa Farnesina, ma è ancora in attesa di una risposta ufficiale. «A questo punto - conclude - non so più a chi rivolgermi».
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