CASTELFRANCO VENETO - Il corpo riverso a terra, rigido. Segno che la morte l’aveva colta alcune ore prima. Lei che non dava più segni vita. Nemmeno quando lui ha cercato di rianimarla, aprendole la bocca perché tornasse a respirare. Neppure quando il medico ha tentato di rimetterle in moto il cuore praticando il massaggio cardiaco. Sono immagini che Matteo Piva, 37 anni, non dimenticherà. La sua compagna, Serena Fasan, era morta. E' stato lui a ritrovare la 37enne esanime nel salotto di casa, in via Ponchini a Castelfranco.
IL DOLORE
«Era morta, già irrigidita» - racconta riavvolgendo per l’ennesima volta il nastro della tragica scoperta che gli stravolto la vita. Ad avvertirlo che c’era qualcosa di strano è stato il “suocero”: la donna non rispondeva al telefono da ore. Alle 18.30 è andato a controllare. «Sono stato io il primo a soccorrerla. Poi è arrivato anche suo papà e l’ambulanza - racconta Matteo, titolare del pub “Ai do gatti” di via Filzi, di fronte alle mura -.
UNA COPPIA AFFIATATA
Il 27 giugno scorso la compagna gli aveva dedicato un post su Instagram per festeggiare i 4 anni insieme, con una citazione di Herman Hesse sulla forza dell’amore e il disegno di due innamorati che mano nella mano stanno per darsi un bacio sotto un enorme cuore rosso. Quattro anni, di cui gli ultimi due illuminati dalla presenza del piccolo Ettore «amore infinito, gioia di mamma e papà» - scriveva Serena per festeggiare i 2 anni del loro bimbo. «Ettore sta bene - assicura Matteo - adesso è dai nonni». E sull’altra tragedia che ha colpito la famiglia Fasan, cioè il suicidio di Simone, 55 anni, zio di Serena, esclude ogni correlazione. «So che viveva da tempo una situazione difficile. Ma non lo conosco molto bene, ci trovavamo ogni tanto ai pranzi di famiglia» - spiega. Se ci sia o meno un nesso tra le due morti che hanno colpito la famiglia Fasan è uno dei punti che gli inquirenti intendono chiarire. La Procura di Treviso disporrà nelle prossime ore l’autopsia sul corpo della giovane mamma per fare luce sulle cause del decesso.
ATTESA PER L’AUTOPSIA
«Aspettiamo i risultati» - ribadisce il compagno. Da una prima ispezione effettuata nell’immediatezza del decesso, il medico legale Alberto Furlanetto ha notato dei segni sul collo. Tracce che potrebbero essere riferite a un soffocamento o causate dal tentativo dei familiari di liberare le vie aeree della donna. «C’è un’indagine in corso» - sottolinea il compagno, sentito dai carabinieri la sera stessa del ritrovamento del cadavere. La famiglia attende con ansia l’esito dell’autopsia e degli esami tossicologici, l’accertamento capace di tagliare la testa al toro sulla morte di Serena. Sono ore di angoscia dunque per il compagno Matteo così come per Francesco e Laura, i genitori della 37enne. Sono loro che si stanno prendendo cura del piccolo Ettore, di appena 2 anni e mezzo, a cui dovranno far capire che la mamma non c’è più. «Lui sta bene» - conclude Matteo, quasi a voler infondere anche a se stesso un po’ di coraggio per affrontare la tragedia che li ha colpiti.