Il tribunale dà torto al padre no vax: «Il figlioletto di 12 anni può vaccinarsi»

Il giudice ha dato torto al padre no vax: il figlio potrà essere vaccinato
di Maria Elena Pattaro
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 23 Febbraio 2022, 04:00 - Ultimo aggiornamento: 17:40

CONEGLIANO - Finalmente potrà vaccinarsi: lui, che ha 12 anni, era pronto per ricevere il siero anti Covid ad agosto. Ma il padre, No vax convinto, glielo aveva impedito. Così tra i genitori, separati da anni, era scattata una diatriba. A cui ieri mattina ha messo la parola fine la sentenza del tribunale civile di Treviso. Il giudice ha dato ragione alla mamma: sarà lei, che ne ha l’affido esclusivo, a decidere sul vaccino del figlio, anche in assenza del consenso del padre. L’uomo è stato anche condannato al pagamento delle spese processuali. 


L’EPILOGO

«Abbiamo vinto - esclama soddisfatta la mamma del 12enne -. Me lo aspettavo: ero sicura che sarebbe andata così». Lieto fine quindi per un’odissea durata più di sei mesi e durante la quale il ragazzino si è pure ammalato di Covid. La prima dose la farà fra sei mesi, allo scadere del periodo di copertura garantito dalla guarigione. «Così per il prossimo anno scolastico saremo più tranquilli - dice la madre, sollevata - . E lui potrà avere la vita sociale dei suoi coetanei, che per mesi gli è stata preclusa, fino a quando ha ottenuto il Green pass da guarito». 


LE PERIPEZIE

Il calvario era iniziato ad agosto quando, il padre, un autista su posizioni apertamente No vax, aveva inviato una lettera di diffida al centro vaccinale di Godega di Sant’Urbano, quello in cui il 12enne, residente nel Coneglianese, avrebbe dovuto ricevere la prima dose. «Non vaccinate mio figlio». Di fronte a quel veto, la madre si era vista costretta a intraprendere le vie legali, affidandosi all’avvocato Claudia Brugioni. Tutto pur di garantire al figlio un’adeguata copertura contro il coronavirus e le possibili varianti. E ad assicurargli la vita sociale che prima del contagio e della successiva guarigione gli era stata preclusa, essendo sprovvisto di Green pass. «Non poteva uscire con gli amici, non poteva prendere i mezzi pubblici. Con le nuove strette non poteva nemmeno andare dal barbiere o nei centri commerciali. Non poteva fare niente di niente» - ricorda la madre. Al rammarico per le attività negate, due settimane fa si era aggiunta la preoccupazione per il contagio: il ragazzino aveva preso il Covid, manifestando per fortuna sintomi lievi: qualche linea di febbre, mal di gola, tosse e malessere. Anche il padre si è ammalato, tanto che l’udienza del 25 gennaio, in cui sia loro che la madre dovevano deporre, era stata rinviata proprio perché padre e figlio erano in quarantena. L’ennesimo contrattempo in un cammino tutto in salita, fatto di attese e posticipi. L’udienza civile era stata fissata per l’11 gennaio salvo poi essere rinviata d’ufficio al 25. Un inciampo che la madre aveva accolto con indignazione alla luce delle ulteriori strette per i non vaccinate entrate in vigore dal 20 gennaio. Anche la successiva udienza era slittata in avanti causa contagio. Fino a quando, il 3 febbraio scorso, figlio e genitori avevano espresso al giudice le rispettive posizioni sul vaccino. «Voglio farlo» - aveva detto il ragazzino.

Lo stesso aveva ribadito la madre. E adesso è arrivato il placet del giudice: il veto del padre non ha alcun valore. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA