Covid party per gli insegnanti, la Digos a caccia di tracce per scovarli

Covid party per gli insegnanti, la Digos a caccia di tracce per scovarli
di Mauro Favaro
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Venerdì 14 Gennaio 2022, 08:40 - Ultimo aggiornamento: 15 Gennaio, 10:13

TREVISO - Scatta l'indagine della Digos sugli insegnanti no-vax che cercano il contagio per poter poi ottenere il Green pass rafforzato riservato ai guariti, in modo da evitare la sospensione e il relativo taglio dello stipendio. La questura di Treviso ha puntato la lente sul fenomeno dei Covid-party. Alcuni addirittura a pagamento: da 200 a 300 euro. L'indagine si somma a quelle già avviate per far luce sulle scritte no-vax apparse più volte sulla recinzione dello stadio da rugby di Treviso e sugli atti vandalici contro il centro vaccinale di Villorba, il più grande del Trevigiano, e i Covid Point di Altivole e Casier.


LE SEGNALAZIONI

Per quanto riguarda la scuola, tutto è partito dalle segnalazioni di una serie di presidi trevigiani raccolte dal Gazzettino.

I dirigenti hanno assicurato di avere la certezza che gruppi di docenti no-vax si sono ritrovati con persone positive durante le vacanze di Natale proprio con l'obiettivo di essere contagiati. L'hanno vista come l'unica via percorribile. Dopo l'introduzione dell'obbligo vaccinale, infatti, i prof che non intendono sottoporsi all'iniezione anti-Covid di fatto possono continuare a insegnare solo mettendosi in tasca il Green pass rafforzato rilasciato a chi è guarito dall'infezione. E qualcuno non ha trovato di meglio da fare che cercare di risolvere il nodo organizzando delle cene con persone positive. Gli appuntamenti sono stati definiti soprattutto in chat su Telegram che raggruppano persone con le medesime tesi anti-vacciniste. I presidi hanno sentito in modo diretto alcuni di questi messaggio vocali. E sono rimasti senza parole. «Se le persone si conoscono, non si perde tempo ha rivelato uno dei dirigenti . Quando non è stato così, sappiamo che alcuni insegnanti si sono detti disposti a pagare anche tra i 200 e i 300 euro per poter cenare con un positivo».

I REATI

I risvolti penali sono evidenti. In primis il tentativo di espandere consapevolmente l'epidemia. E poi c'è il mancato rispetto di tutti gli obblighi legati agli isolamenti e alle quarantene. L'indagine mira a individuare elementi per procedere proprio in questo senso. Per non parlare dell'aspetto sociale e morale. Ancora più marcato dato che si parla di educatori. Quest'ultimo problema è stato confermato anche dai sindacati. «Alcuni insegnanti non vaccinati ci avevano contattato perché rischiavano la sospensione ha rivelato Giuseppe Morgante della Uil Scuola di Treviso . Non sappiamo se abbiano cercato il contagio volontariamente. Fatto sta che dopo le vacanze di Natale ci hanno richiamato tutti contenti perché erano risultati positivi».

L'INDIGNAZIONE

Tra gli istituti non si nasconde l'indignazione. «Gli insegnanti che dovessero aver pagato per contagiarsi andrebbero radiati e interdetti per sempre dall'insegnamento, senza possibilità di riammissione al lavoro con il Green pass da guariti mette in chiaro Franco De Vincenzis, preside del liceo Giorgione di Castelfranco . Come può un educatore prestarsi a simili sotterfugi che mettono a rischio la sua vita e quella degli altri? Scandaloso. A questo punto hanno più dignità quelli che coerentemente hanno deciso di lasciarsi sospendere». Il giochetto di inviare un positivo a fare tamponi in più farmacie con diverse tessere sanitarie, invece, a quanto pare nel Trevigiano non funziona. «Prima del test controlliamo non solo la tessera sanitaria, ma anche un documento e il numero di telefono», assicura Franco Gariboldi Muschietti, presidente di Farmacieunite.
Un discorso simile vale anche per i medici di famiglia. «Ci sono pazienti che ci dicono di essere risultati positivi a un test fai-da-te rivela Brunello Gorini, segretario della Fimmg di Treviso e che ci chiedono la prescrizione per fare il tampone di fine isolamento in un Covid Point». Secondo la loro idea, basterebbe l'esito negativo dall'ultimo test per ottenere il Green pass da guariti. «Ma non passano: la positività deve essere certificata da chi fa il test, che sia al Covid Point, in farmacia o da un medico chiarisce il segretario da parte nostra, certifichiamo la positività esclusivamente di pazienti a cui abbiamo fatto il tampone in modo diretto».

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