MONTEBELLUNA - Guariscono dal Covid all'estero, ma rientrati in Italia non riescono ad ottenere il Green pass. È una vicenda incredibile quella che stanno vivendo, in questi giorni, il Montebellunese M.S. e la sua famiglia, composta dalla moglie, di nazionalità britannica ma residente in Italia da diciotto anni, e dalle due figlie di 12 e 13 anni. Da un viaggio in Inghilterra, organizzato per far visita alla famiglia di lei, e da un contagio avvenuto per la mamma e la figlia maggiore mentre si trovavano nel Regno Unito è nata infatti una complicazione inimmaginabile alla vigilia. Di fronte alla quale il Montebellunese chiede aiuto. «La mia famiglia si trova in una situazione paradossale - racconta -. Durante le feste di Natale, io, mia moglie e le nostre due figlie (tutti vaccinati con due dosi) ci siamo recati nel Regno Unito a visitare la famiglia di mia moglie». Un viaggio che la famiglia attendeva da due anni e che ha effettuato spinta dal desiderio di rivedere i parenti di lei. «Siamo arrivati nel Regno Unito il 23 dicembre e abbiamo preso alloggio, in dodici, in due cottage di uno stesso resort - spiega - non prima di aver effettuato tutti, tranne i più piccolini, un tampone: sia noi che la famiglia di mia moglie. Eravamo tutti negativi. La situazione là non è neppure lontanamente paragonabile a quella italiana: nessuno usa la mascherina, nessuno fa controlli, né i tamponi vengono prescritti automaticamente dalle Usl. Ognuno si arrangia».
TAMPONI POSITIVI
La brutta sorpresa è arrivata il 27 dicembre, quando la famiglia si è preparata per il rientro in Italia. «Abbiamo fatto un tampone: mia moglie e nostra figlia maggiore, che pensiamo possano essere state contagiate dai parenti più piccolini, unici senza tampone, sono risultate positive e sono dovute rimanere in quarantena nel Regno Unito nel rispetto delle linee guida nazionali.
L'IMPASSE
«Il problema - spiega - sorge ora per il riconoscimento della quarantena e avvenuta guarigione al di fuori dell'Unione europea. Nel caso di mia moglie e mia figlia, si sono ammalate e sono guarite all'estero, ma per il governo italiano non risultano tali (anche potendo dimostrarlo con i certificati dei tamponi di inizio e fine quarantena fatti nel Regno Unito)». Il problema è che, con le nuove regole, dal primo febbraio, a mia moglie servirebbe la terza dose per poter avere il Super green pass. «Non può però farla - continua - dato che sarebbe pericoloso somministrarla entro i 150 giorni dalla guarigione. Quindi, se questa non sarà certificata, non potrà esserle esteso il Green pass, che dopo il primo febbraio sarà scaduto, almeno fino a fine maggio». Di qui la ricerca di una soluzione. «Abbiamo provato a contattare chiunque - prosegue - tutti i numeri verdi, perfino la Farnesina, ma tutti risultano occupati tutto il giorno e chi risponde non ha nessuna informazione». Insomma, una situazione incredibile, di fronte alla quale S. precisa di non voler assolutamente far denunce o polemiche, ma solamente aver aiuto. E sembra che questo possa arrivare. L'Usl, infatti, interpellata dal Gazzettino, si è resa disponibile a risolvere la questione attraverso gli uffici preposti.