Covid e cure alternative. Terapie fai da te scaricate da internet: «Poi arrivano gravi in pronto soccorso»

I no vax seguono piani terapeutici recuperati sul web o condivisi nelle chat, poi però finiscono in ospedale

Pronto soccorso covid
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Giovedì 13 Gennaio 2022, 09:26 - Ultimo aggiornamento: 14 Gennaio, 09:53

TREVISO - «Vengono in pronto soccorso perché stanno male dopo aver seguito delle terapie a dir poco fantasiose. La maggior parte delle volte non sono nemmeno indicate da qualche medico. Se le scambiano su internet e poi cominciano ad assumere integratori e farmaci». Enrico Bernardi, primario dell'area dell'emergenza-urgenza di Treviso e Conegliano, si ritrova sempre più spesso a doversi confrontare con situazioni al limite. I pazienti No-Vax contagiati dal Covid cercano cure alternative. Nella loro visione complottistica, non si fidano delle linee guida scientifiche. E così provano altre strade. Quasi sempre al buio. Alcuni fanno riferimento a medici controversi, già bollati come guru da Francesco Benazzi, direttore generale dell'Usl.

Coronavirus, cure alternative online


Altri provano con il fai-da-te: si affidano a piani terapeutici recuperati in internet o condivisi nelle chat e nei gruppi frequentati dalla galassia anti-vaccinista. Come se ci si scambiasse una ricetta di cucina. Fino a quando la situazione non precipita. Se le cose non vanno bene, poi, si rivolgono al pronto soccorso. È stato emblematico il caso del 90enne positivo che a metà dicembre è arrivato all'ospedale di Treviso dopo aver provato a curarsi a casa, da solo, assumendo Ivermectina, un farmaco antiparassitario, pilastro delle terapie alternative No-Vax, usato anche in campo veterinario per cavalli e bovini. Poco importa che proprio uno studio italiano pubblicato su Lancet abbia confermato l'inefficacia dell'Ivermectina contro il Covid, pure ad alti dosaggi. Purtroppo non ci si è fermati qui. Due pazienti ricoverati in area semi-intensiva hanno fatto recapitare all'Usl una diffida firmata dai loro avvocati chiedendo di essere curati con una terapia alternativa.

Ovviamente senza seguito.


Virus e ricoveri negli ospedali

Il tutto mentre gli ospedali restano più che mai sotto pressione. Sono più di 50 le persone positive che ogni giorno arrivano nel pronto soccorso di Treviso (una decina) e nel punto di primo intervento Covid dell'ospedale di Vittorio Veneto (una quarantina). Più tutti gli altri pazienti con patologie non legate al coronavirus. «Oggi registriamo complessivamente 300 accessi al giorno a Treviso e 200 a Conegliano tira le fila Bernardi siamo in media con il periodo pre-Covid. Mentre l'anno scorso, con il timore del virus, le richieste erano dimezzate». Senza contare che il pronto soccorso di Treviso ha perso 6 medici che operavano nell'ambulatorio codici bianchi. Sono andati a fare i dottori di famiglia. Una scelta utile a scongiurare il rischio che qualche casa di riposo rimanesse sguarnita. Ma la coperta è corta.

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La situazione negli ospedali: infermieri sospesi


Proprio Ieri, 12 gennaio, inoltre, l'Ordine degli infermieri di Treviso ha timbrato la sospensione di altri 40 professionisti che nonostante l'obbligo non si sono vaccinati contro il Covid. In sole due settimane si è arrivati a 140 sospensioni. E il virus intanto continua a correre. Anche ieri nella Marca sono emersi 3.028 nuovi contagi. Il totale dei trevigiani positivi in isolamento è salito a 38.285. E purtroppo il Covid ha fatto altre tre vittime: sono mancati tre anziani tra gli 83 e gli 89 anni. Due avevano già diverse altre patologie, sottolineano dall'Usl. Due non si erano vaccinati. Mentre il terzo si era sottoposto alla seconda dose in aprile, e non aveva ancora fatto la terza. Con questi ultimi, salgono a 2.006 i lutti pianti nel trevigiano in quasi due anni di epidemia. 

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