Zaia, Balasso e quella denuncia «Chieda scusa e il caso è chiuso»

Luca Zaia
di Alda Vanzan
4 Minuti di Lettura
Martedì 11 Maggio 2021, 05:05 - Ultimo aggiornamento: 17:43

VENEZIA - Tutto comincia il 4 maggio quando il comico veneto Natalino Balasso scrive su Facebook di essere stato denunciato dal governatore Luca Zaia, senza neanche sapere perché. «Devo mettermi a telefonare e a scrivere, insomma a perdere tempo, non per difendermi da qualcosa, ma solo per capire da cosa dovrei difendermi». La notizia non passa inosservata, il comico raccoglie la solidarietà di esponenti del centrosinistra e del M5s. Sei giorni dopo, ieri, al consueto punto stampa sul Covid a Marghera, viene chiesto a Zaia se è vero che ha querelato Balasso e, soprattutto, per quale motivo. Il governatore, come nelle parodie di Crozza, prende una cartellina, la apre ed estrae un foglio con il post incriminato. «Sapevo che prima o poi me l'avreste chiesto. Sì, ho denunciato Balasso. È l'unico artista che ho querelato. E adesso vi dico perché. La satira non c'entra. In ballo c'è la mia reputazione».


UN ANNO FA
La ricostruzione di Zaia parte da un anno fa. «È il 7 maggio 2020. Vi ricordo che non è una data qualsiasi, il giorno dopo saremmo usciti dal lockdown. Ebbene, alle 00:30 del 7 maggio Balasso rilancia un vecchio post di tale Furio». Furio è Marco Forieri, musicista dei Pitura Freska. «Il post diceva questo: Io me lo ricordo Zaia PR all'Odissea di Spresiano. Dopo un concerto dei Pitura Freska è entrato in camerino domandandoci se volevamo delle troie per il post concerto. Ora è il nostro governatore, figata!. Balasso condivide quel post e commenta: Se lo dice Furio...».
«Il pomeriggio del 7 maggio - continua Zaia -, alle 15:42, Furio scrive su Fb che quel post è falso e lesivo, è una fake news. Ma Balasso lo lascia lì. Un post che ottiene 8.830 mi piace, 1.120 condivisioni, 1.113 commenti. Il post, tra l'altro, era di qualche anno prima, erano coinvolti Furio e altre due donne, e in rete non si trovava più, ma un certo punto, il 7 maggio 2020, risalta fuori e Balasso lo rilancia».
Zaia smentisce tutto: «L'Odissea è una discoteca, ma io non sono mai stato incardinato lì. I Pitura Freska non hanno mai fatto un concerto all'Odissea. Io non ho mai conosciuto i Pitura Freska, conosco le loro canzoni, sono bravi». Fatte queste premesse, la principale smentita è di avere offerto a qualcuno delle prostitute: «È un reato.

Nessuno può permettersi di inventarsi cose del genere. Io non ce l'ho con Balasso, non ho sete di vendetta, magari il giudice gli darà ragione, ma io non posso lasciare correre. È l'unico artista che in vita mia ho dovuto denunciare. Non si dica che è arte, tra l'altro quelle parole non le ha neanche scritte lui, ma le rilanciate e le ha lasciate lì anche quando sono state smentite dal presunto autore. Al posto mio cosa avreste fatto? Quel post su Facebook è come una vetrina nella piazza principale del paese. Ce li abbiamo tutti i commenti a quel post. Io non sono convinto che chiunque possa dire quello che vuole. Io alla reputazione ci tengo. Non ho solo una comunità. Ho anche una famiglia. E dalla parte del torto sarei io?».


LA RICHIESTA
E adesso? Carte bollate e richieste di risarcimento? Zaia ha detto di no: «A tutti quelli che ho denunciato non ho mai chiesto un soldo. Ricordate il medico che diceva che mi drogavo, che sniffavo? Avrei potuto rovinarlo, alla fine ho ritirato la querela e il medico ha ripagato facendo un anno di volontariato a visitare pazienti anziani. Balasso questa cosa la può risolvere in cinque secondi, evitando anche di far lavorare i tribunali. Basta che dica: ho commesso una cazzata, faccio le mie scuse. Ripeto: sono l'ultima persona a questo mondo che vuole far lavorare i tribunali, nelle mie denunce non ho mai chiesto soldi, però sulla mia reputazione non transigo».
La conferenza stampa del lunedì viene così dominata dal caso Balasso, vaccini e tamponi passano in secondo piano, il governatore si toglie non sassolini, ma macigni dalle scarpe, anche perché in questi giorni ha letto di messaggi di solidarietà al comico polesano, un altro comico, Andrea Pennacchi, ha invocato «azioni collettive», mentre lui, il presidente, era sotto attacco per una falsità. La sua lunga spiegazione in diretta social e televisiva è uno sfogo, ma anche un'accusa: si verifica prima di commentare, specie se lo si fa sui social network.
Però non era la prima volta che Balasso lo contestava. «È come se fosse stato preso dall'ossessione, ma va bene lo stesso. La satira è il sale della democrazia, ma questa non è satira e io non transigo sulla mia reputazione. Balasso vuole chiudere questa vicenda? Riconosca che ha fatto un errore, che ha sbagliato, chieda scusa e la chiudiamo lì».

© RIPRODUZIONE RISERVATA