L'Oms e il dossier cancellato, «Speranza è molto deluso»

Francesco Zambon
di Angela Pederiva
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Domenica 18 Aprile 2021, 05:04 - Ultimo aggiornamento: 17:32

Forse è fin troppo facile citare l'Amleto: «C'è del marcio in Danimarca». Ma la lettura dei carteggi fra Copenaghen e Venezia, agli atti dell'inchiesta condotta dalla Procura di Bergamo e contenuti nel faldone acquisito dalla Guardia di finanza, non può che evocare l'immagine shakespeariana delle opacità nelle dinamiche interne all'Organizzazione mondiale di sanità. Al centro delle indagini, focalizzate sulla strage del Covid in Val Seriana, è l'ormai famoso rapporto sulla prima risposta dell'Italia alla pandemia, redatto dai ricercatori guidati dal trevigiano Francesco Zambon e ritirato dopo appena mezza giornata dai vertici dell'Oms, a quanto pare per non irritare il Governo giallorosso nel periodo in cui era in ballo il rifinanziamento dell'ufficio in Veneto.


I COMPLIMENTI

Alla vicenda è dedicato Il pesce piccolo, il libro di Zambon in uscita per Feltrinelli che ripercorre gli episodi del 2020: «L'11 maggio il rapporto è finito, approvato dai vertici dell'Oms, stampato e pronto per essere divulgato». Il 12 maggio, dalla sede di Oms Europa a Copenaghen, parte un'email per la Rappresentanza permanente dello Stato del Kuwait alle Nazioni Unite, che ha finanziato lo studio di Venezia: «Siamo lieti di informarvi che 10 copie di cortesia della nuova pubblicazione dell'Oms An Unprecedented Challenge: Italy's first response to Covid-19 sono appena state inviate dall'Italia». La missiva precisa che viene allegata «una copia della lettera accompagnatoria firmata dal dottor Hans Kluge, direttore regionale per l'Europa dell'Oms». In realtà il 13 maggio il dossier viene rimosso dai siti web. Ma i finanziatori ancora non lo sanno, visto che il 14 maggio la diplomazia kuwaitiana risponde: «Vorrei congratularmi con voi per questa pubblicazione, che tutti qui alla missione abbiamo trovato estremamente interessante». A stretto giro Zambon, evidentemente a sua volta ignaro delle manovre in corso alle sue spalle, inoltra i complimenti a Kluge.

LA STRATEGIA

La replica di Kluge a Zambon sembra iniziare con toni concilianti, però poi prosegue con inaspettata durezza: «Ben fatto. Ma ciò non toglie la questione chiave: il mio rapporto con il Ministro (Roberto Speranza, ndr.) che era molto deluso. Non possiamo mettere tutto su RG (Ranieri Guerra, ndr.). Come figure apicali, noi tre avremmo dovuto avere il via libera dal MoH (Ministry of Health, Ministero della Salute, ndr.). Silvio (Brusaferro, ndr.) ha detto che sono costantemente attaccati dalla stampa e ogni parola può essere interpretata male. Si sono sentiti calpestati da un amico. Detto questo, ho discusso dell'ufficio del Veneto con il Ministro che era a favore e che discuterà con RG. Quindi abbiamo bisogno di strategizzare di nuovo».
In quei giorni, come successivamente ricostruirà l'Associated Press, l'Italia ha appena fatto una donazione volontaria di 10 milioni di euro all'Oms e stanno per iniziare i negoziati sul finanziamento dell'ufficio di Venezia. «Scriverò al ministro annuncia Kluge che istituiremo un gruppo di esperti MoH/Iss/Who (Ministero della Salute, Istituto superiore di sanità e Organizzazione mondiale della sanità, ndr.) per rivedere il documento.

Il Kuwait è felice, ora abbiamo bisogno che il Ministero sia felice e firmi per Venezia». Il dossier viene definitivamente insabbiato.



LE AUTORIZZAZIONI

Passa un mese. Il 16 giugno Dorit Nitzan, coordinatrice delle emergenze di Oms Europa, chiede a Zambon una copia digitale del rapporto: «Questo ci aiuterebbe a ottenere i necessari commenti e autorizzazioni». Zambon le risponde che il testo è già stato validato: «Non sono necessari altre autorizzazioni, né commenti, poiché il processo è stato chiuso molto tempo fa, la pubblicazione è stata pubblicata solo successivamente ritirata e questa è una ricerca indipendente (scritto in maiuscolo, ndr.). Inoltre, se qualcuno avesse dovuto negoziare una qualsiasi modifica, quello sarei dovuto essere io». Nell'email, il medico ripercorre le tappe dello scandalo: «Il lancio era previsto un mese e mezzo fa, dopo aver affrontato la sfida di produrlo in tempi record per aiutare i Paesi con un'ondata di casi in ritardo sulla curva epidemica rispetto all'Italia. Questa opportunità è stata completamente persa. Non c'è motivo di pubblicarlo ora. La pubblicazione è stata online e diffusa a 15.000 contatti per le 15 ore in cui è rimasta di pubblico dominio. Sono apparsi 3 articoli sulla stampa italiana (fra cui quello del Gazzettino, ndr.), di cui uno letto 200.000 volte; avere diverse versioni esporrebbe l'Oms a un grave rischio».

L'ISOLAMENTO

La lettera descrive il clima di isolamento che condurrà il 48enne alle dimissioni dall'Oms e alla causa per mobbing: «I motivi per rifiutare il testo non mi sono mai stati spiegati, nonostante le mie numerose richieste e dozzine di email che fornivano tutte le prove di approvazione, tempistica, passaggi, e l'email che condivideva lo schema/narrazione con Guerra (del 14 aprile) per le sue azioni con le controparti Ministro/Roma. Lui era pienamente consapevole della pubblicazione e dello schema, ma non ha trasmesso le informazioni che aveva con le relative controparti». Zambon ha una sola richiesta: «Se il testo viene pubblicato ora e/o modificato in qualche modo, tutti i nomi di tutti gli autori e collaboratori devono essere rimossi». Chiosa finale: «È molto triste, per non dire deludente o frustrante, che quella che sarebbe potuta essere una soluzione in cui tutti erano vincenti sia finita in questo modo».

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