L'EFFETTO AEROSOL In questi giorni le tre commissioni tecniche nominate da Azienda Zero stanno finendo di scrivere la relazione che lunedì sarà consegnata a Domenico Mantoan, direttore generale dell'area Sanità, per poi essere trasmessa pure alle Procure di Vicenza (dov'è stato appunto presentato un esposto penale) e Treviso (dov'è invece stata avviata una causa civile). La causa del contagio è stata individuata negli apparecchi di raffreddamento e riscaldamento necessari a regolare la temperatura del sangue in circolazione extra-corporea durante le operazioni a cuore aperto, «per lo più per contaminazione dei pazienti tramite aerosol proveniente dall'acqua delle taniche dei dispositivi», sottolinea il ministero. In sostanza l'acqua tenuta a 36 gradi nei piccoli serbatoi di plastica è diventata l'ambiente di coltura ideale per i batteri, che attraverso la ventola impiegata per il raffrescamento sono schizzati tutt'intorno, finendo per essere inalati dai pazienti. I 18 già identificati avevano manifestato sintomi tali da portare alla diagnosi, ma in generale si tratta di un'infezione subdola.
IL PROGETTO Da quando la notizia è stata divulgata, però, sta montando la preoccupazione. Non a caso sarebbero già qualche decina le segnalazioni arrivate in questi giorni alle varie Ulss e quindi alla Regione, da parte di persone che in passato sono state sottoposte a interventi cardiochirurgici e che adesso temono di essersi ammalate. Per questo il progetto allo studio di Palazzo Balbi prevede che le aziende sanitarie contattino gli interessati e propongano loro un accertamento clinico. Attraverso un semplice prelievo ematico, spiegano infatti gli esperti, è possibile verificare l'infezione da Mycobacterium chimaera. Per questo è prevedibile che i numeri del contagio possano aumentare, il che verosimilmente aprirebbe la rilevante partita dei risarcimenti, che potrebbe vedere la Regione rivalersi sull'azienda produttrice. «La preoccupazione delle famiglie è anche la nostra conferma il governatore Luca Zaia perché prima di tutto vengono la salute dei cittadini e la massima chiarezza. Abbiamo quindi dato incarico agli esperti di fare luce, poi ci sarà tolleranza zero nei confronti di eventuali responsabili».
I NUMERI Finora a fare sensazione sono stati i casi registrati in Veneto, perché di fatto è l'apripista di queste verifiche, ma il fenomeno rischia di riguardare tutta l'Italia. Afferma il dicastero della Salute: «Sicuramente è necessario che le Regioni, che hanno la responsabilità dell'assistenza dei pazienti e a cui abbiamo chiesto, da tempo, i dati su eventuali casi, li condividano quanto prima con il ministero per metterci nelle condizioni di effettuare un'analisi della situazione nel nostro Paese, valutare e quantificare l'eventuale rischio epidemiologico, elaborare, se opportuno, specifiche raccomandazioni, coinvolgendo gli altri attori istituzionali e non, a tutti i livelli, che abbiano un ruolo». Nel frattempo gli uffici ministeriali ribadiscono «l'importanza della corretta gestione e bonifica dei dispositivi medici, nonché l'applicazione delle misure, comportamentali e ambientali, per la prevenzione delle infezioni in ambito assistenziale».
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