Sarà uno degli argomenti - forse addirittura il primo - da discutere stamattina nel corso del convegno sul lavoro che si terrà a Udine e che vedrà la partecipazione anche del presidente regionale Massimiliano Fedriga. Dai medici ai baristi, dai cuochi agli infermieri, sembra essersi innescata una spirale che allarga sempre di più il divario tra la domanda e l’offerta di lavoro. E la dinamica interessa anche la principale fonte di forza lavoro delle fabbriche, cioè gli operai. L’allarme arriva sia dalle agenzie interinali che dalla Confindustria. In tutta la regione mancano centinaia di figure professionali che le grandi fabbriche cercherebbero ma che sul mercato sembrano diventate improvvisamente introvabili. E nemmeno la manodopera straniera viene più in aiuto.
LA DINAMICA
Le agenzie per la somministrazione di lavoro sono subissate dalle richieste delle aziende.
LA SPIEGAZIONE
«Sempre più spesso - prosegue Candotti - viene a mancare una disponibilità di base: riguarda la voglia di fare i turni sulle otto ore, di lavorare di notte. È un fenomeno che notiamo in maniera sempre più frequente e che non riguarda più solamente gli italiani». Prima, infatti, a “salvare” le fabbriche erano gli stranieri, disposti a sacrificarsi per i turni più pesanti, quelli magari che prevedono l’impegno notturno. Ora però i lavoratori non italiani in Friuli Venezia Giulia risultano già occupati oppure hanno ottenuto qualifiche superiori nel corso del tempo.
L’EFFETTO COVID
C’è però un’altra faccia della medaglia. Il fenomeno in questo caso è descritto dalle varie agenzie interinali che operano in Friuli Venezia Giulia. La pandemia ha cambiato i desideri di chi cerca lavoro. Lo smart working ha fatto capire a molte persone il valore del tempo libero, degli spazi di libertà personale. È in corso un mutamento di priorità, che spinge le persone a rifiutare il lavoro “statico”, fatto di turni e orari fissi. Sempre più candidati privilegiano gli spazi liberi, la flessibilità, anche il mantenimento dello stesso smart working. «Ma il risultato - chiude sempre Candiotti - è che le aziende ormai si litigano gli operai. Il lavoro c’è, la richiesta anche, ma l’offerta purtroppo scarseggia. Per noi in questo momento si può parlare di dramma».