Due parole: «Lasciati soli». I sindaci di Pordenone e Udine scelgono i termini più duri per descrivere la situazione che si è venuta a creare in merito all’accoglienza dei profughi ucraini da parte delle famiglie, quindi di quelle persone che privatamente hanno scelto di accogliere chi scappava dalla guerra ma che ora devono fare i conti con i costi dell’ospitalità ancora non integrati dai contributi promessi dal governo. Alessandro Ciriani e Pietro Fontanini partono da due situazioni diverse: il primo cittadino di Udine è riuscito a utilizzare un lascito per elargire un contributo comunale alle famiglie che ospitano rifugiati ucraini; il sindaco di Pordenone non aveva questa possibilità. Ma l’intesa è a 360 gradi. «Il peso dell’accoglienza è stato lasciato ai Comuni».
LA PROTESTA
«Proprio oggi (ieri, ndr) - racconta ad esempio Ciriani - ci è arrivata la richiesta relativa all’iscrizione alla mensa scolastica di cinque bambini ucraini scappati dalla guerra.
I RITARDI
Il problema è proprio quello. Un’ordinanza della Protezione civile nazionale c’è gi: prevede 300 euro per ogni profugo ucraino ospitato privatamente (per un periodo di tre mesi, per iniziare) e 150 euro per i minori. Il punto è che i soldi ancora non si vedono e per ora - a macchia di leopardo - li stanno anticipando i Comuni. «Del provvedimento effettivo da parte del governo - tuona Alessandro Cirjani - nessuno sa nulla. Abbiamo sollecitato, ma per ora senza successo. Non possono pensare che noi sindaci possiamo continuare ad andare avanti in questo modo. È urgente dare concretezza all’ordinanza della Protezione civile, altrimenti saranno guai per tutti». Anche Pietro Fontanini, che pure ha potuto contare su un lascito trasformato in contributo a beneficio delle famiglie che ospitano rifugiati ucraini, condivide la posizione del collega e omologo pordenonese. «Voglio ricordare - spiega - che quel lascito non sarà infinito. Già oggi può garantire solamente una cinquantina di euro per ogni rifugiato. Ma i soldi finiranno e ci sarà bisogno di un intervento serio da parte del governo».
I DEM
Si allinea anche la senatrice Rojc del Pd. «Il governo intervenga al più presto a sostegno delle famiglie che hanno accolto con generoso slancio i profughi dall’Ucraina in Fvg. I contributi sono essenziali per permettere ai privati di continuare a sostenere un peso anche economico che non può gravare solo sulle loro spalle. Ed è essenziale che i contributi arrivino subito alle famiglie».
IL CONFRONTO
E torna ad emergere anche un tema che nel recente passato aveva provocato - a livello regionale ma non solo - polemiche e divisioni. Si parla in questo caso della differenza tra chi scappa oggi dalla guerra in Ucraina e i migranti della Rotta balcanica. Sull’argomento ci torna con una leggera vena polemica Ciriani. «Questi profughi - spiega riferendosi ai cittadini ucraini che si allontanano dal conflitto in corso - sono sistemati al 75 per cento in abitazioni private. In passato, invece, eravamo di fronte a un’accoglienza che risultava essere praticamente al 100 per cento pubblica, con una fitta rete fatta di società e cooperative. Con bandi e assegnazioni. In quel caso gli enti gestori provvedevano a tutto, mentre in presenza di una guerra ci troviamo noi sindaci in prima linea».