Crisanti: «Io indagato? Assurdo, l'ultima volta fu con Galileo Galilei»

Andrea Crisanti e Galileo Galilei
di Angela Pederiva
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Venerdì 30 Aprile 2021, 05:04 - Ultimo aggiornamento: 17:07

VENEZIA - Cos'hanno in comune Andrea Crisanti e Galileo Galilei? Non solo la cattedra a Padova, secondo il direttore dell'unità operativa di Microbiologia e Virologia, ma anche le attenzioni della magistratura, che nel caso del padre della scienza moderna si chiamava Tribunale dell'Inquisizione. «Non ci voglio credere e mi sembra assurdo. È dai tempi di Galileo che una procura non si occupa di giudicare un articolo scientifico», ha affermato ieri l'autore del discusso studio sui tamponi antigenici, indagato a Padova per l'ipotesi di diffamazione dopo una segnalazione di Azienda Zero.


IL FASCICOLO
Aperto all'inizio di marzo, il fascicolo si affianca all'inchiesta avviata proprio sull'attendibilità dei test rapidi e riguarda le numerose dichiarazioni rese da Crisanti, in occasione di interviste, dirette social e convegni, tutte poi riportate da svariati quotidiani locali e nazionali.

Sono proprio decine di pagine dei giornali a corredare il corposo allegato all'esposto, curato dall'avvocato Fabio Pinelli e presentato dal direttore generale Roberto Toniolo. In quanto ente di governance della sanità veneta, evidentemente Azienda Zero ha ritenuto di agire in difesa del Servizio sanitario regionale, ritenendo che le critiche dello scienziato vi abbiano gettato discredito. Ha commentato Crisanti all'Adnkronos Salute: «Si stanno coprendo di ridicolo con questa denuncia. Credo sia la prima volta che un argomento scientifico viene usato a scopo diffamatorio». Quanto alla volontà di difendersi dalle accuse, il docente universitario ha tagliato corto: «Non me ne preoccupo e non farò proprio nulla». Parole che sembrano destinate ad alzare ulteriormente il livello della tensione con la Regione, dal momento che il dossier al vaglio degli inquirenti non contiene solo le valutazioni del professore sui tamponi rapidi, ma anche molte altre opinioni sulle strategie di sanità pubblica.


LE AFFERMAZIONI
Eccone una carrellata. Il 13 ottobre: «I responsabili di questo disastro hanno un nome e un cognome. Sono tutti quelli che per mesi hanno detto che andava tutto bene». E ancora: «È inqualificabile che l'app Immuni non sia stata attivata in Veneto e in altre regioni». Il 25 ottobre: «I tamponi rapidi? Hanno un effetto distruttivo. Se poi prendessero piede quelli fatti in casa, allora diventerebbe davvero il caos più totale perché verrebbe completamente persa la tracciabilità, e sarebbe un disastro inimmaginabile». Il 25 ottobre: «Quelli rapidi hanno problemi giganteschi, ho dati per dimostrare che hanno una sensibilità del 70%». E la Regione che ha investito? «Se ne assumerà la responsabilità». Il 30 ottobre, sempre sulla gara da 148 milioni delle Regioni: «È pazzesco. Con quei soldi avremmo potuto potenziare e realizzare in tutta Italia i laboratori di Microbiologia per il presente e il futuro». Il 31 ottobre, sul fatto che i rapidi sarebbero affidabili perché intercettano le cariche virali alte: «Ma chi dice questo non ha capito un cavolo». Il 1° novembre: «Sono un salto nel buio, un tuffo all'indietro. Follia usarli negli ospedali e nelle Rsa. Mi chiedo su che base scientifica è stata redatta questa gara. E l'assegnazione avverrà sulla base di un'autocertificazione della ditta?». E poi: «Nel Laboratorio che dirigo invece c'è meno lavoro perché la Regione Veneto sta sostituendo i tamponi molecolari con quelli antigenici. Una decisione sbagliata, a parer mio, perché i secondi vanno utilizzati soprattutto per prevenzione e sorveglianza e non per diagnosticare». Il 4 novembre: «Sarebbe bello (...) che i funzionari della Regione non si assegnassero meriti che non sono loro». Il 17 novembre: «Il tampone fai-da-te non credo sia una cosa seria. Stiamo banalizzando una cosa serissima di sanità pubblica, paragonandolo a un test di gravidanza». Il 18 novembre: «Sono una misura demagogica». Il 12 dicembre: «Io l'avevo detto già tempo fa che sarebbe finita con più casi e più morti. Semplicemente perché a mio avviso ha sbagliato strategia». Il 21 dicembre: «I posti di terapia intensiva di cui parliamo sono come i carri armati di Mussolini: ci sono sulla carta, ma non basta per attivarli e renderli pienamente operativi». Il 14 febbraio: «Disgustoso ed errato comprare vaccini sul mercato parallelo».


L'OPPOSIZIONE
Intanto l'opposizione in Consiglio regionale (Partito Democratico, Veneto che Vogliamo, Europa Verde e Movimento Cinque Stelle), con il portavoce Arturo Lorenzoni, si schiera al fianco di Crisanti: «Denunciare i rischi di una strategia fondata sull'uso massiccio di test rapidi non è gettare discredito sulla sanità veneta, ma esprimere un parere da esperto. Del resto è innegabile che il ruolo del professor Crisanti nella prima ondata della pandemia è stato fondamentale per ridurre contagi e mortalità».
 

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