Rischio valanghe, l'esperto: «Occhio a neve e vento: in quota possono essere una trappola micidiale»

Rischio valanghe, l'esperto: «Occhio a neve e vento: in quota possono essere una trappola micidiale»
di Marco Dibona
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Giovedì 12 Gennaio 2023, 07:43 - Ultimo aggiornamento: 09:39

CORTINA - «Il vento è un fortissimo fattore di rischio, per l’innesco di valanghe. Dopo una nevicata fresca, magari seguita da forte vento, come è accaduto in questi ultimi giorni, bisogna aspettare con prudenza, prima di affrontare pendii ripidi. Io consiglio di attendere almeno tre giorni, perché il manto si assesti, ma il tempo può dipendere da diversi fattori, per cui possono essere necessari anche più giorni». Mario Dibona pratica da decenni la professione di guida alpina; è stato presidente del collegio regionale Veneto e del gruppo di Cortina, ora dirige una propria agenzia. 

I PRECEDENTI
Ha alle spalle una grande esperienza di alpinismo ed escursioni, sulle montagne di tutto il mondo. È stato in vetta a 5 Ottomila, fra Himalaya e Karakorum: ha raggiunto la vetta di Everest, K2, Gasherbrun, Broad Peak e Cho Oyu. Quotidianamente accompagna persone in entusiasmanti escursioni sulle Dolomiti, ma in questi giorni predica prudenza: «Il vento trasporta la neve – aggiunge Dibona – e soprattutto in certe localizzazioni, come le forcelle, si possono creare accumuli anche di una certa consistenza. Sono i cosiddetti lastroni da vento, come vengono definiti. Sono strutture fragili: basta un leggero sovraccarico, anche di una sola persona, uno sciatore che li affronti senza riconoscerli, per innescare la valanga. Oltretutto è neve pesante, che può arrivare a 400 chilogrammi, anche 500 per metro cubo, e ti schiaccia, non riesci più a muoverti, quando ti travolge. Una guida alpina riconosce queste situazioni. Un escursionista esperto vede le gobbe della neve, formate dal vento, e le aggira, le evita. Una persona meno avvezza può ritrovarsi in grave difficoltà, senza avvedersene prima, e scatta la trappola. Il vento crea davvero trappole, che possono essere mortali». 

L’EFFETTO
Il vento ha un effetto meccanico sulla struttura stessa della neve, perché la modifica e la fa diventare meno coerente: «È proprio così – conferma la guida alpina – il vento, nella sua azione di trasporto della neve, anche a grandi distanze, la trasforma. Si creano minuscole biglie, se guardate al microscopio, senza più le ramificazioni, che contribuiscono a legare un fiocco di neve con gli altri. Questo comporta una minore coesione fra loro, di queste piccolissime palline, e la valanga si innesca ancora più facilmente». Detto tutto questo, non significa che dopo una nevicata, o dopo alcuni giorni di vento, non si possa uscire in montagna, non si possa fare una bella escursione con gli sci e le pelli, con le ciaspe, a piedi. È fondamentale però affrontare un itinerario che sia più sicuro, sufficientemente lontano dai pericoli: «Certamente si può uscire per una bella passeggiata, ad esempio se si resta nel bosco, magari lungo una strada innevata. Oppure se si affrontano percorsi poco ripidi, su un prato, un pascolo. La regola base è che bisogna sapersi accontentare di itinerari più tranquilli. La valanga ha bisogno di una certa pendenza per innescarsi: solitamente si indica il limite in una trentina di gradi del pendio, anche meno, sino a 27. Sotto questa inclinazione è alquanto improbabile che la neve si stacchi e scivoli a valle. Il consiglio è comunque quello di aspettare un po’, dopo una nevicata, oppure dopo giornate ventose. La neve fresca ha bisogno di almeno tre giorni perché si assesti. Infine il suggerimento è quello di affidarsi sempre a chi conosce i luoghi e le condizioni, senza avventurarsi e rischiare la propria incolumità soltanto perché rapiti dalla bellezza delle nostre montagne». 

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