Sciatori senza green pass: adesso i tamponi si fanno sulle piste

Sci a Cortina
di Giovanni Santin
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Mercoledì 10 Novembre 2021, 11:36 - Ultimo aggiornamento: 11:49

BELLUNO - Mentre in altri Paesi chi è sprovvisto di green pass è costretto al lockdown, la Provincia di Belluno, l'Ulss 1 Dolomiti ed i Consorzi degli impiantisti vanno controcorrente e si stanno organizzando per realizzare i tamponi nelle ski aree. Lo scopo? «Far ripartire lo sci, in piena sicurezza», chiarisce il presidente Roberto Padrin. E per Renzo Minella, ex presidente Anef del Veneto, il servizio potrà diventare anche un'ottima carta di presentazione del territorio verso l'esterno. Anche pensando agli stranieri. La proposta è emersa ieri nel corso della prima riunione del tavolo sul turismo invernale, convocata in mattinata a Palazzo Piloni: Provincia, Ulss e Consorzi degli impiantisti, dunque, studieranno un modello di convenzione per mettere in campo un servizio di tamponi dedicato ai frequentatori delle piste da sci sprovvisti di green pass. All'appuntamento di ieri hanno partecipato il presidente della Provincia Roberto Padrin, la direttrice generale dell'Ulss Maria Grazia Carraro con il direttore del Dipartimento di prevenzione Sandro Cinquetti, i rappresentanti di Anef e delle ski aree, oltre agli amministratori locali delle principali località sciistiche. L'esigenza rappresentata dai portatori di interesse è quindi doppia: garantire, dopo quasi due anni di stop, la ripartenza ad un settore fra i più colpiti; ma farlo assicurando la sicurezza di tutti.

«SINTESI DELLE ESIGENZE»

spiega infatti il presidente della Provincia Roberto Padrin: «Abbiamo raccolto le esigenze del settore del turismo invernale, che ha la necessità di ripartire dopo quasi due anni che è fermo. Per un territorio come il nostro, lo sci non è solo divertimento e sport, ma rappresenta una voce fondamentale nell'economia locale». Ecco perciò che il tavolo ha deciso di elaborare un sistema in grado di garantire la ripartenza dello sci, in massima sicurezza. Un servizio, fra l'altro, offerto e garantito anche a quanti arrivano in provincia di Belluno da fuori. E Padrin è convinto. «Un'opportunità può davvero fare la differenza in termini di accoglienza e livello dell'offerta».
IL PIANOEcco più nel dettaglio di cosa si tratta.

Il progetto oggetto di studio è una convenzione tra il sistema del turismo e un soggetto privato erogatore del servizio tamponi. Ma nell'accordo di lavoro ci sono anche Ulss e Provincia. La prima collabora per quanto riguarda la gestione dei punti tampone già attivi a Tai di Cadore e Agordo, oltre a quelli di Paludi e Feltre, e per l'eventuale presa in carico di soggetti risultati positivi al Covid-test; la seconda svolge il ruolo di coordinatrice. A spiegare quale sia la strada che si intende percorrere è sempre il presidente Padrin: «Si è concordato di provare a riutilizzare lo stesso sistema messo in campo durante i Mondiali di Cortina dello scorso febbraio, quando furono effettuati 26mila tamponi in poche settimane».

LA RICOGNIZIONE

Ora il compito degli operatori turistici è quello di individuare preliminarmente i numeri di soggetti che avranno bisogno di sottoporsi a tampone. Si tratta naturalmente di una stima, in particolare per quanto riguarda i turisti che arrivano da Paesi esteri. Ma è un lavoro di cui Padrin dice: «Credo sia anche un buon banco di prova per fare sistema e lavorare in squadra per il nostro territorio». Al tavolo di lavoro era presente anche l'ex presidente Anef Veneto, Renzo Minella: «Abbiamo già cercato di mappare le aree ad alta concentrazione di turismo straniero. Insieme alle amministrazioni locali abbiamo lavorato per individuare le location e poi per definire la miglior organizzazione per i tamponi. Sappiamo che il servizio non sarà facile da organizzare, ma avrà un impatto molto forte sull'immagine che dà la nostra offerta turistica, perché un servizio tamponi ben organizzato potrà essere annoverato tra i punti di forza del nostro sistema territoriale».
 

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