Gelatiere milionario: era lui l'anonimo benefattore della Val di Zoldo, faceva donazioni da anni prima della maxi-eredità

Donato Casal insieme a Vittorio Sgarbi
di Olivia Bonetti
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Giovedì 3 Marzo 2022, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 17:16

VAL DI ZOLDO - L’eredità di Donato Casal, il gelatiere zoldano deceduto all’età di 71 anni il 23 luglio 2021 lasciando un vero tesoretto alle due badanti e Comune, va oltre quel patrimonio milionario. Il vero lascito di quello che si scopre essere stato da anni il benefattore anonimo della valle, è l’arte, la cultura, il bello. Quei valori in cui credeva e che promuoveva in silenzio da sempre. Era lui il misterioso benefattore, grazie al quale negli anni sono stati sistemati la Pala d’altare della chiesa di Brusadaz o gli organi della valle. Era lui il promotore del “Festival Internazionale di Musica Antica “Arte e Musica tra Pelmo e Civetta”, che l’anno scorso è arrivato alla sua quarta edizione. Dietro le quinte, senza mai farsi vedere. «Non voleva apparire mai - dice l’amico e ideatore del Festival, il maestro Andrea Marcon contattato all’opera di Valencia dove è in trasferta - credeva in molto in questo lavoro. È stato attraverso il festival che si è riavvicinato alla valle. Veniva sempre ai concerti e poi alla fine andavamo da lui: ci manca tantissimo. Era una di quelle presenze silenziose, che però lasciano un vuoto incolmabile. Faceva tutto in memoria dei genitori a cui era molto legato». E così si pensa di fondare un’associazione culturale che porterà il suo nome. «Questa è la sua vera eredità ed è inestimabile», sottolinea il maestro.

L’EREDITÀ
Donato Casal era nato l’11 giugno 1950 a Wiesbaden (Germania), dove i genitori Aristide e mamma Norma Assunta Panciera avevano fatto fortuna, aprendo un paio di gelaterie che ancora oggi portano il loro nome. Con la famiglia abitavano a Conegliano (Tv) nell’appartamento di via Verdi, vicino alla stazione e passavano le estati in Val di Zoldo nella meravigliosa tenuta di Borgo Belvedere, 27. Lì ha passato i suoi ultimi anni tra i suoi amati boschi. E lì è morto, stroncato da un tumore al pancreas che non gli ha lasciato scampo. Il suo patrimonio tra immobili e denaro supera i 10 milioni di euro. Ed ha pensato a tutti. Ha lasciato una vera fortuna, compresa la villa di Val di Zoldo, alla badante croata Katica Balta, 50enne, che ieri contattata al telefono non ha voluto parlare. Polizze e denari anche all’altra badante croata, Ana Bajo. Case e conti in Germania e l’appartamento di Conegliano alla sorella Marilena. Ma il patrimonio immobiliare è andato quasi completamente al Comune di Val di Zoldo: due interi condomini. Uno a Jesolo Lido, via Venezia n. 2 angolo via Bafile (8 appartamenti e 2 negozi) l’altro a Venezia/Mestre via Dante angolo via Cappuccina (3 appartamenti). I soldi delle vendite andranno alla casa di riposo zoldana, casere e per il futuro museo del gelato. Al Comune ha lasciato anche due quadri di enorme valore non solo sul mercato, ma anche per la storia della valle, di Pietro Galter e di Aldo Voltolin. Raffigurano il Bosconero e una vista di Fusine di Zoldo con dietro il monte Mezzodì.

L’AMICO
Donato Casal scrive nero su bianco sul suo testamento olografo steso un anno prima di morire quello che il Comune dovrà fare per la palazzina di Mestre: «Dovrà destinare la cifra della vendita esclusivamente al restauro delle opere pittoriche e lignee che si trovano nella nostra meravigliosa valle». Un’opera iniziata da lui in vita, con le continue donazione e che, per sua volontà, andrà avanti anche dopo la sua morte. In un post scriptum nel testamento sottolinea: «Per la scelta delle opere da restaurare da parte del Comune di Val di Zoldo affidarsi alle sapienti mani del maestro Andrea Marcon». «Donato faceva parte della commissione per il restauro degli organi delle chiese della valle - spiega il maestro Marcon- quello che mancava da sistemare è l’organo di Dont, immagino che si procederà con quello». «Ero lì con lui, due giorni prima che venisse a mancare - ricorda commosso - mi disse che sperava di avere altri due mesi per poter sistemare le cose».

Purtroppo poi è mancato. «Mi ha sempre detto - conclude l’amico - che le cose più belle che ha vissuto sono quelle qui in valle: la valle deve riconoscere la generosità di quest’uomo, che è rimasto sempre umilissimo, ma ha fatto tantissimo per il suo paese». 

Gelatiere muore a 71 anni e lascia un tesoro alle due badanti e al suo Comune Patrimonio di 10 milioni di euro

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