Tiziana Cantone, l’ultima inchiesta sui misteri mai affrontati

Tiziana Cantone, l’ultima inchiesta sui misteri mai affrontati
di Leandro Del Gaudio
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Mercoledì 16 Dicembre 2020, 23:30 - Ultimo aggiornamento: 17 Dicembre, 10:56

Punti oscuri, tasselli mancanti, elementi ritenuti poco chiari da chi - ormai da quattro anni - è in attesa di una risposta sulla morte di Tiziana Cantone. Nodi da sciogliere, che vale la pena ricordare: non è chiaro chi abbia tradito il patto di fiducia, divulgando in modo doloso i video hot di Tiziana, destinati a rimanere nel ristretto circuito di una chat «dedicata», animata cioé da pochi iscritti chiamati alla consegna del silenzio; non è chiaro il movente della gogna imposta negli ultimi mesi di vita alla ragazza di Mugnano (un atteggiamento persecutorio che ha spinto poi il Parlamento a codificare il reato di revenge porn). E non è tutto. Agli atti delle indagini ci sono decine di nomi di persone che hanno frequentato Tiziana, soggetti insospettabili (esponenti delle forze dell’ordine, imprenditori, professionisti), che avevano una consuetudine via chat con la ragazza. Nomi che tremano alla sola idea di finire al centro di verifiche e approfondimenti. 

 

Morta suicida, il caso Tiziana Cantone è tutt’altro che chiuso. Anzi: sembra spaventare ancora chi aveva tutto da perdere dalla pubblicità di un proprio coinvolgimento in una vicenda fatta di video porno, di guardoni e di scambi parossistici di immagini proibite. Ma su cosa vertono le indagini ancora aperte? Partiamo dalle ipotesi investigative condotte in questi mesi, per poi affrontare i punti su cui batte la pista difensiva, condotta dall’avvocato Salvatore Pettirossi e che si avvale della consulenza di un gruppo di analisti Usa - quelli della Emme Team - che hanno scavato per mesi sull’ipad e sull’iphone di Tiziana Cantone.

C’è una consulenza agli atti, che ha spinto la Procura di Napoli nord (indaga il pm Giovanni Corona) a ipotizzare un’accusa ad effetto: frode processuale, a carico di ignoti. Si lavora a ritroso, si cerca di capire se qualcuno abbia cancellato (non è chiaro se in modo doloso o colposo) la memoria informatica di cellulare e computer. Caccia ai riscontri, non ci sono indagati in questo fascicolo.  

Ma al netto delle verifiche condotte dalla Procura di Francesco Greco, meritano di essere raccontati anche alcuni spunti dell’inchiesta difensiva finora portata avanti. Si parte dalla pashmina, vale a dire dall’indumento killer, il cappio usato da Tiziana per togliersi la vita il 13 settembre del 2016. Qual è il punto? In questi giorni, la Procura di Napoli nord ha dissequestrato la pashmina, consentendo a legali e consulenti di parte di dare inizio ad attività di laboratorio, grazie al lavoro di un biologo. Chiara la strategia. Puntano ad isolare eventuali tracce organiche, nel tentativo di sgomberare il campo da retropensieri o suggestioni. A seguire questo discorso ci sono anche altri elementi che risultano poco chiari, anche perché all’epoca dei fatti, il caso Cantone venne archiviato come suicidio e non si ritenne opportuno procedere all’autopsia. Ma proviamo a capire cosa avrebbero scoperto legali e consulenti di parte: c’è un livido, una sorta di solco di due centimetri e mezzo al collo della 31enne, che - stando alla perizia difensiva - non viene ritenuto compatibile con un suicidio. Versione di parte, ovviamente da verificare. Ma anche la posizione del corpo di Tiziana, trovato dalla zia, ha spinto i consulenti a mettere in discussione la tesi del suicidio. C’è una deposizione giurata da parte della zia, che sostiene di aver sciolto il nodo della pashmina con una sola mano. Dunque non era in tensione, come si addice a un corpo che penzola su se stesso. Torniamo nella tavernetta di una villa di Mugnano, quella in cui Tiziana viveva accanto alla madre, dopo aver subìto la gogna dei video hot resi pubblici da qualcuno. Fu il medico a riscontrare un buco da ago all’interno del braccio della ragazza, un caso archiviato come «agopuntura».

 

Non ci furono esami tossicologici, né furono disposti approfondimenti di altro tipo. Eppure i dubbi si affollano nella mente di Maria Teresa Giglio, mentre a distanza di quattro anni la difesa della mamma di Tiziana sta raccogliendo anche altre testimonianze. Una di queste riguarda la collanina scomparsa. Una immagine sacra, un ciondolo del Volto Santo, da cui Tiziana non si staccava mai, che è sparito. Puff. Rubato da qualcuno nella camera mortuaria? Non esattamente - dicono i difensori - dal momento che dalle foto del cadavere non emerge traccia della collanina. Si attendono verifiche, mentre a Napoli l’ex fidanzato di Tiziana, Sergio Di Palo (difeso dal penalista Bruno Larosa) deve rispondere alle accuse di simulazione di reato, calunnia e accesso abusivo sul cellulare della sua ex. Avrebbe accusato cinque «compagni di chat» di aver divulgato quei video che hanno scandito gli ultimi mesi di vita di Tiziana. Intanto, sono decine le persone che sperano che il caso Cantone si chiuda al più presto possibile.

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